Fino al rilascio di Canti di un mondo perdutonel novembre 2024, Disintegrazione era considerato l’ultimo grande album dei Cure. In ogni caso, l’ultimo a contare. All’epoca, nel 1989, il gruppo di Robert Cure era all’apice del suo splendore, spinto da album dalle sonorità più pop.
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Ma Robert Smith, che si avvicina ai trent’anni, fatica a vivere questa popolarità che non ha mai veramente cercato. Decide allora di riconnettersi con i suoi primi amori gotici e di pubblicare un disco, l’ottavo dei Cure, dal romanticismo cupo e dall’atmosfera plumbea: Disintegrazione.
Dal suicidio commerciale al trionfo
Alcuni, soprattutto nella loro casa discografica, gridano al suicidio commerciale. Alla fine, questo doppio album si trasformerà in un trionfo con oltre 4 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
È questa traiettoria improbabile che questo documentario tedesco, prodotto lo scorso anno, intende ripercorrere. Dal pub Crawley dove un giovane trio ha debuttato ai giganteschi concerti negli stadi. Con immagini d’archivio, testimonianze inedite dei produttori e del primo manager del gruppo e la voce di Michka Assayas come filo conduttore.
Le piccole storie si mescolano a quelle grandi
Il documentario dà un posto d’onore anche ai fan del gruppo, i più capaci di testimoniare l’enorme impatto che i Cure hanno avuto nelle loro vite. In Francia, in Scozia con Stuart Braithwaite, il chitarrista dei Mogwaï, ma anche nella DDR (Repubblica Democratica Tedesca), dall’altra parte di un muro che sarebbe crollato – disintegrato verrebbe da dire – pochi mesi dopo il rilascio di Disintegrazione,
Piccole storie che si mescolano a quella grande con la musica dei Cure come colonna sonora di una generazione che ha trovato luce nelle canzoni tormentate di Robert Smith. Dopotutto anche il nero fa rima con speranza.
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Disintegrazione. Un album. Un gruppo. Una generazione, questo venerdì 17 gennaio alle 22:30 in poi Fino a a seguire, alle 23:30, il concerto dei Cure ad Hyde Park nel 2018. Disponibile in replica su arte.tv fino al 19 marzo.
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