Stivali neri su blue jeans, giacche con stemmi regionali e occhiali da sole, tre teste rasate arrivano con un’ora di ritardo davanti alla chiesa Notre-Dame du Val-de-Grâce, a Parigi. Si avvicinano di soppiatto al bordo del cancello dove, questo giovedì mattina, si trova un grande ritratto di Jean-Marie Le Pen, patriarca dell’estrema destra francese, che si è riunito per rendergli omaggio.
Ospiti, uno più reazionario dell’altro
I tre skinhead tatuati non tentano di entrare in chiesa e nemmeno di accedere alla sua piazza, troppo affollata. In precedenza, ad altri rappresentanti dei movimenti più radicali era stato negato l’accesso all’edificio e al suo piazzale, filtrato da Renaud Labaye, segretario generale del gruppo RN all’Assemblea, con l’aiuto del DPS, il muscoloso apparato di sicurezza del partito.
È il caso dell’ex membro dell’organizzazione petainista Œuvre française Yvan Benedetti, del direttore del quotidiano Rivarol, Jérôme Bourbon o l’ex presidente di Radio Courtoisie, dichiarato razzista, Henry de Lesquen. Alcuni sono rimasti tra le centinaia di spettatori, tra cui altre personalità come la portavoce del Manif pour tous, Frigide Barjot. Altri sembrano essere andati via, come Dieudonné. Il comico, vicino a Jean-Marie Le Pen sin dalla sua svolta antisemita negli anni 2000, era stato avvertito dalla famiglia che non era il benvenuto.
Decisioni apparentemente logiche ma soprattutto ipocrite. Da un lato, perché furono invitate altre personalità del suo genere: il teorico Jean-Yves Le Gallou, promotore di una “nazionalismo bianco” flirtando con il negazionismo, o l’ex GUD Axel Loustau, presente a una marcia fascista a Parigi nel 2023. Éric Zemmour, Philippe de Villiers e Éric Ciotti completano la foto di famiglia.
D’altronde è come se celebrare in pompa magna il più famoso antisemita francese del dopoguerra fosse più rispettabile che accettare questi individui. Perché, per un’ora e mezza, è a “grande uomo”, “qualcuno che sapeva perdonare” et “chi amava gli altri” che è stata celebrata, in una cerimonia scenica che ricorda i tributi nazionali, con i suoi due maxischermi installati davanti alla chiesa.
Glorifica le ore peggiori
Il sacerdote Christophe Kowalczyk, ha precisato nella sua omelia di aver accettato la richiesta della famiglia di organizzare una messa in questa chiesa attigua all’ospedale militare. Ha poi reso omaggio a “fondo militare” (IL Preghiera del par è stato cantato) di questo “fratello legionario”ma anche a “impegni politici” di un uomo tuttavia molto lontano dai valori cristiani : “Signor Le Pen, lei aveva una testa forte, aveva una cattiva reputazione, ma ha anche una bella anima. »
Tra gli omaggi (di Laure Lavalette, Marion Maréchal, Marie-Caroline Le Pen, Jordan Bardella), il sindaco di Perpignan, Louis Aliot, ha insistito nel suo intervento sulla “la difesa degli harkis”. Un modo annacquato per parlare della lotta di Jean-Marie Le Pen per l’Algeria francese. Aliot conclude: “Il tenente Le Pen, senza dubbio, veglierà su di noi. » Un grado che ha esibito solo ad Algeri, dove il fondatore del FN ha torturato diverse persone, uno dei quali, Ahmed Moulay, è stato giustiziato.
Tra la folla, costellata di berretti verdi della Legione Straniera, Marianne, 74 anni, non riesce a trattenere le lacrime. “Mi è piaciuto soprattutto l’omaggio di Marion (Maréchal), è bellissimo vedere questa famiglia, che è un po’ come la nostra, finalmente riunita. » Questo membro del FN dagli anni ’80 parla di Jean-Marie Le Pen come di un “visionario”, mostrando il suo razzismo per dimostrarlo: “Vengo dalla Normandia e qui nella metropolitana non ho visto quasi nessun bianco. Se avessimo ascoltato Jean-Marie quarant’anni fa non saremmo qui. » Altri non si azzardano a rispondere, soprattutto alla menzione del nome di Umanità. «Puoi ficcarti il giornale su per il culo. È una vergogna quello che hai fatto quando è morto Jean-Marie,” grida un sessantenne ornato di baffi stile Secondo Impero.
Tra i mille presenti, nessuno ha osato evocare direttamente l’antisemitismo, il razzismo, l’omofobia o il passato di torture del proprio eroe. Ma tutti venivano a festeggiarlo, per questi stessi motivi.
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