L’inflazione in Russia salirà al 9,5% alla fine del 2024 nonostante gli sforzi della banca centrale. Il conflitto in Ucraina e le sanzioni pesano molto. Un grattacapo economico per Putin che deve destreggiarsi tra la lotta al carovita e il sostegno alla guerra. Fino a che punto si spingerà questa spirale inflazionistica? I russi trattengono il fiato…
Nonostante gli strenui sforzi della banca centrale russa per arginare l’aumento dei prezzi, l’inflazione ha chiuso il 2024 su livelli elevati, raggiungendo il 9,5% su base annua secondo l’agenzia nazionale Rosstat. Un nuovo colpo per un’economia già indebolita da quasi tre anni di conflitto in Ucraina.
La banca centrale mantiene la rotta nonostante il malcontento
Di fronte a questa impennata inflazionistica, la governatrice della Banca Centrale Russa (BCR), Elvira Nabiullina, mantiene le sue posizioni. Il suo credo: contenere a tutti i costi l’aumento dei prezzi per preservare il potere d’acquisto dei russi, anche a costo di sacrificare la crescita. Risultato, il tasso di riferimento resta fermo al 21%, un record dal 2003.
Una politica monetaria restrittiva che non trova unanime tra i grandi padroni russi. German Gref, influente capo di Sberbank, ha denunciato pubblicamente questa strategia, affermando che “l’economia non può sopravvivere a lungo in questo modo”. Stessa storia con Sergei Tchemezov, vicino a Vladimir Putin e direttore del conglomerato militare-industriale Rostec, che considera “pazzeschi” gli attuali livelli dei tassi di interesse, che oscillano tra il 25 e il 30%.
Tensioni sul mercato del lavoro
Oltre all’impennata delle spese militari e alle sanzioni occidentali, l’inflazione è alimentata dalla carenza cronica di manodopera. Dall’inizio dell’offensiva in Ucraina nel febbraio 2022, centinaia di migliaia di uomini sono stati mobilitati al fronte o sono fuggiti all’estero. Di conseguenza, le aziende russe devono offrire salari sempre più interessanti alle assunzioni, il che contribuisce alla spirale inflazionistica.
Tra il martello della guerra e l’incudine dell’inflazione
Nonostante questo contesto economico deleterio, il Cremlino sembra determinato a continuare a tutti i costi la sua “operazione militare speciale” in Ucraina. Una scelta difficile per Vladimir Putin, diviso tra il suo martellante obiettivo di “vittoria” e la necessità di contenere il malcontento di una popolazione colpita dall’impennata dei prezzi. L’esplosione del prezzo del burro del 36% in un annoampiamente riportato dalla stampa russa, illustra la precarietà della vita quotidiana di molti russi.
Un calo dell’inflazione sarà ostacolato da una serie di conseguenze dirette e indirette delle sanzioni.
Analisti della banca austriaca Raiffeisen
In queste condizioni è difficile prevedere una tregua sul fronte dell’inflazione. Secondo le proiezioni della BCR, Si prevede che la crescita del PIL russo rallenterà allo 0,5-1,5% nel 2025gravato dai venti contrari delle sanzioni internazionali. Una situazione che non favorisce un rallentamento dei prezzi, come sottolineano gli analisti della banca austriaca Raiffeisen, per i quali “un calo dell’inflazione sarà ostacolato da una serie di conseguenze dirette e indirette delle sanzioni”.
Tra pressioni inflazionistiche, offensive a tutto campo e malcontento interno, Vladimir Putin gioca una complessa partita a scacchi il cui esito è più incerto che mai. Riuscirà il padrone del Cremlino a trovare il fragile equilibrio tra le sue ambizioni geopolitiche e la sopravvivenza economica del suo Paese? I prossimi mesi saranno decisivi. Nel frattempo, i russi vedono il loro potere d’acquisto sciogliersi come neve al sole, presi nella morsa di un’inflazione galoppante e di un futuro sempre più oscuro.
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