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Ecco uno dei primi francesi ad aver prodotto il proprio gas naturale per il riscaldamento e la cucina

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Il signor Chapuis nel suo sfruttamento / Cattura gli archivi INA.

A volte è bello guardare indietro alla storia, e non solo a quella dei grandi personaggi pubblici, ma anche a quella fatta dai piccoli. Ed è in un video INA scovato da un agricoltore su LinkedIn che troveremo un aspetto sorprendentemente moderno della transizione energetica.

Il video è stato trasmesso dal programma ORTF Lorraine Soir il 10 gennaio 1974. Si tratta di un servizio abbastanza breve: 2 minuti e 23 secondi, che inizia con l’immagine di un gallo che canta, mentre il giornalista dà il tono: “la vendetta dello sterco sull’oro nero”.

Per alcuni, lo shock petrolifero non è avvenuto

Va detto che il 1974 avvenne subito dopo la prima crisi petrolifera. Quest’ultima seguì, nel 1973, l’inizio della guerra dello Yom Kippur che vide contrapposti Israele da un lato e una coalizione araba guidata da Egitto e Siria. Il forte aumento dei prezzi del petrolio – quadruplicati in sei mesi – ha portato molti paesi importatori a cercare modi per diversificare la propria produzione energetica. In Francia, il Piano Messmer fu lanciato nel 1974, con l’obiettivo di accelerare la realizzazione del programma di energia nucleare. Fu proprio in questo periodo che venne lanciato lo slogan “in Francia non abbiamo petrolio, ma abbiamo idee”famoso ancora oggi.

In questo contesto, la produzione di gas dal letame inizia a presentare un interesse completamente nuovo. Così, questo rapporto dell’ORTF su André Dupuis, allevatore, che, in termini di energia, è in prima linea nelle soluzioni locali da più di vent’anni.

Un’installazione rustica di grande semplicità

L’installazione è composta da tre vasche di cemento da 8 m3 ogni. In queste vasche viene versato in media una volta al mese il letame, proveniente dalle lettiere prodotte da una ventina di mucche. Viene poi annaffiato continuamente per una settimana, per avviare la fermentazione. Il gas prodotto viene poi analizzato mediante combustione, quindi viene accumulato in un gasometro, cioè in un grande serbatoio leggermente pressurizzato da una campana metallica.

Ogni giorno l’impianto produce circa 4 m3 di gas, che viene poi utilizzato per il riscaldamento o per cucinare. Unico inconveniente notato dal signor Dupuis: le giornate molto fredde rallentano la fermentazione.

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Grande sinergia nell’ambiente agricolo

L’installazione non è costata molto all’allevatore. La maggior parte l’ha costruita lui stesso, comprese le vasche di cemento. Per i lavori di costruzione delle caldaie si è rivolto solo ad un artigiano. Il gas prodotto non gli costa nulla, tranne il tempo di lavoro necessario per riempire e svuotare i serbatoi, che il signor Dupuis descrive così: “ non è eccezionale ».

Inoltre, la metanizzazione porta ad un aumento del valore del letame rimasto dopo la fermentazione, di circa 1/3 a seconda dell’allevatore. Il letame, infatti, trattiene una percentuale maggiore del suo azoto dopo la metanizzazione rispetto al semplice compostaggio: questo azoto si trova in forma solubile nelle fasi liquida e solida, anziché essere disperso in forma gassosa. Una parte significativa dell’azoto potrà essere utilizzata direttamente dalla vegetazione su cui verrà sparso il letame.

Oggi la metanizzazione è una soluzione in pieno sviluppo. Autonomia energetica, decarbonizzazione, tutela della biodiversità, queste sono tecnologie a bassa tecnologia, che mirano a mantenere le cose semplici ed economiche, a livello locale. In Francia, in particolare, l’associazione PicoJoule è molto attiva in questo ambito. Considerando le nostre attuali sfide energetiche, ma anche in termini di riciclo ed ecosistema, questo rapporto INA è una bella illustrazione del “Ritorno al futuro” che alcuni aspetti della transizione energetica ci riservano.

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