Giovedì 28 gennaio 2021, Les Sables d’Olonne. Sono le 5:35 del mattino, la notte è buia, il freddo invernale è ostinato e Yannick Bestaven è ormeggiato sul pontone Vendée Globe. 4° in classifica, 1° grazie alla compensazione del tempo, ha vinto il giro del mondo più famoso. Nella fretta del momento c’è Charlie Dalin, che aveva tagliato il traguardo la sera prima. Lui, lo sfortunato eroe, manca la vittoria per sole 2h30. Però il normanno sorride, fa bella figura, accetta di esserci, risponde alla stampa, ricorda l’importanza delle regole del gioco. È solo dopo, lontano dalla vista, che ripete il discorso che gli passa per la testa. “ Mi svegliavo di notte per ritrovare i minuti che mi mancavano », ricorda.
Solo questo episodio racconta la storia di Charlie Dalin. Un appassionato irriducibile capace di mettere in discussione ogni scelta strategica ma anche un gentiluomo a modo suo, così rispettoso delle regate oceaniche e delle sue esigenze. In origine, però, il Normanno ama ricordare che lui “ proviene da una famiglia di terrestri “. Sua madre è commessa, suo padre tour manager di gruppi rock. La vela è una bella combinazione di circostanze: una casa affittata un’estate a Crozon dai suoi nonni, un corso di vela lì e Charlie diventa subito un appassionato del mare. “ L’ho subito amato, confida. Quando sono tornato a Le Havre, ho continuato e sono entrato in un club in cui sono tuttora ».
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