L’accesso ai porti e alle infrastrutture all’estero è stato per decenni un obiettivo importante per Mosca, la cui capacità di proiezione è ostacolata dal controllo di diversi stretti strategici da parte dei membri della NATO.
Ma le avventure militari della Russia in Ucraina e Siria, al di là del loro spaventoso tributo umano, oggi hanno conseguenze catastrofiche per la marina russa, costretta ad abbandonare le basi da tempo nelle mani di Mosca.
Due cataclismi per la marina moscovita
Dall’inizio del conflitto su larga scala in Ucraina, la marina russa ha subito gravi battute d’arresto, mettendo in discussione le sue capacità di intervento nel Mar Nero. Missili e droni ucraini hanno causato gravi danni alla flotta di Mosca nei primi mesi del conflitto, spingendo il Cremlino a spostare la sua flotta da Sebastopoli al porto di Novorossiysk e ad abbandonare ogni tentativo di bloccare i suoi porti. avversario. Questo abbandono di Sebastopoli rappresenta una grave sconfitta per la Russia, mentre l’accesso della marina militare russa al porto della Crimea è stata una delle sfide dell’annessione della penisola nel 2014.
Un’altra inaspettata e clamorosa sconfitta sconvolge i piani della marina russa: la caduta di Bashar Al-Assad, sconfitto in poche settimane da un’offensiva ribelle, pone improvvisamente Mosca in una situazione delicata.
Se il nuovo regime siriano di Al-Joulani non avesse approfittato della sua vittoria per espellere le forze russe dal Paese, la Russia si sarebbe trovata di fronte a una prospettiva fino ad allora inimmaginabile: la perdita delle sue basi siriane, compreso il porto di Tartous, mettendo in discussione la capacità del Cremlino di proiettare le sue forze in Medio Oriente e in Africa.
La fine di un’era per la flotta russa
Secondo Business Insider, il ritiro dalla base di Tartus del Novorossijsk, un sottomarino russo di classe Kilo, segna un passo fondamentale per la marina di Mosca: per la prima volta dopo anni, il Cremlino non utilizza più sottomarini. -attaccare i marinai nel Mediterraneo.
Come sottolinea Bryan Clark, analista militare dell’Hudson Institute, a Business Insider, le navi di classe Kilo, come la Novorossiysk, costituiscono il modello più avanzato di sottomarino non nucleare.
Il ritiro della Novorossiysk segna quindi un notevole calo dell’influenza del Cremlino nel Mediterraneo, anche se Mosca mantiene ancora navi in questo mare: secondo le immagini satellitari pubblicate da Maxar Technologies il 6 gennaio, almeno tre navi della sua flotta sono ancora vicine la costa siriana.
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