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SuperG femminile, Goggia e Federica Brignone a St.Moritz: Sofia finisce terza, vince l’austriaca Huetter

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Goggia si gioca la vittoria nell’ultima curva

(Flavio Vanetti) Il podio numero 57 di Sofia Goggia — che non vince ma porta a casa il terzo posto —, il filotto di piazzamenti dell’Italia (dopo la campionessa bergamasca ecco in sequenza, fino alla sesta piazza, Elena Curtoni, Federica Brignone e Laura Pirovano), il ritorno di Lindsey Vonn con un 14° posto ricco più di luci che di ombre. Il primo dei due superG di St. Moritz, il terzo della stagione 2024/2025 della Coppa del Mondo, non delude le attese generali e, tutto sommato, quelle della squadra azzurra. Però non c’è il bis di Beaver Creek perché le nostre in un modo o nell’altro commettono sbavature che permettono a Cornelia Huetter di imporsi di nuovo (l’austriaca aveva già vinto a Beaver Creek in discesa, specialità della quale detiene il trofeo) e a Lara Gut-Behrami di chiudere al secondo posto. La ticinese sognava un nuovo colpo sulle nevi di casa: probabilmente immaginava di avercela fatta quando Sofia, scesa subito dopo di lei, si era fermata a 15 centesimi dal suo tempo, ma Huetter le ha fatto saltare i conti.

«Non tutte le ciambelle riescono con il buco». La battuta di Sofia Goggia sintetizza perfettamente la sua prova e anche, di sicuro, lo stato d’animo conseguente, non deluso né triste, solo velato da un minimo rimpianto. Non impeccabile in alto, ma velocissima nella parte centrale, Super-Sofi s’è giocata la vittoria nell’ultima curva e nei metri finali. Arrivava da un mese tra allenamenti e gare negli Usa, non è stato semplice riadattarsi alla neve europea e a quella di St. Moritz in particolare. La pista del Corviglia, poi, è piena di dossi, di punti ciechi, di passaggi in cui ci vuole poco a sbagliare. Morale: bene, non benissimo.

«Ero più tesa che negli Usa, non è stato semplice capire il “grip”: pare una neve facile, mentre invece è aggressiva. È stata una prova né brutta né bella, sono andata a strattoni e so di avere margini. Però era la terza gara dal rientro dopo l’infortunio di febbraio e fin qui non sono mai scesa dal podio: la solidità c’è, sono comunque contenta».

Lo era anche, per certi aspetti perfino di più, Elena Curtoni. Qui un anno fa cadeva e si fratturava il coccige, chiudendo la stagione. Invece stavolta il tracciato del Corviglia, dove nel 2022 vinse proprio davanti alla Goggia, le è tornato amico: la valtellinese ha chiuso a 9 centesimi dal podio e per 1 solo ha soffiato il quarto posto a Brignone. Ce n’è d’avanzo per essere soddisfatta: «Ho perso due appoggi e ho pagato il prezzo – dice Elena –. Ma so di esserci: devo “liberarmi” ancora un po’, poi arrivo anch’io». Non è lo stesso umore di Federica Brignone, del tutto scontenta della sua prova: «Buttavo in là i piedi, ma il corpo non seguiva: un paio di sbagli sono nati così. Non sono stata a tempo su una pista che richiedeva proprio questo e più in generale commetto errori banali, stupidi e di fiducia, anche se non mi manca la decisione. Sono arrabbiata».

Ed eccoci al Gran Ritorno. Dopo ben 2.132 giorni dall’addio, essendosi ritirata al termine della stagione 2019 dopo aver conquistato una medaglia di bronzo in discesa al Mondiale di Aare, Lindsey Vonn ha riaperto un cancelletto di partenza. A Beaver Creek aveva fatto solo l’apripista, ma aveva già accumulato i punti Fis necessari a farle avere un pettorale (il numero 31) già in Svizzera. Anche una fuoriclasse da 82 primi posti, vincitrice di 4 Coppe del Mondo e di medaglie olimpiche e iridateha però accusato l’emozione di un rientro che, a 40 anni, rappresenta una sfida più con sé stessa – avendo tra l’altro una parte del ginocchio destro sostituita da una protesi in titanio – che con le avversarie.
«Sì, era agitata» ha ammesso Chip Knight, storico allenatore che l’ha seguita negli allenamenti in Nuova Zelanda. Forse in certi punti Vonn ha preferito non rischiare e prendere le misure della pista, ma in altri – bene anche lei nella parte centrale, come Sofia Goggia – è stata davvero efficace. I numeri dicono che al secondo intermedio ha fatto segnare il quarto tempo e il quinto nella parte bassa. Ha accusato 1’’18 da Huetter e questo scarto si è formato in alto e prima del tratto conclusivo. Per ora è un «come back» convincente — ben più di quello di Marcel Hirscher, a prescindere dall’infortunio che adesso ha rispedito ai box, forse definitivamente, il campionissimo austriaco —, ma il difficile arriva da qui in poi: saprà Lindsey, e di quanto, migliorarsi? Chi non conosce limiti di progressione è Marco Odermatt dominatore della discesa in Val Gardena, ha disegnato la parte tecnica come nessuno imponendosi davanti al connazionale Von Allmen e all’americano Cochran-Siegle. Quattordicesimo posto per Casse, male Paris (25°).

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