Il post di Jonathan Bouchet-Petersen
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La logica elettorale e la tradizione repubblicana dovrebbero finalmente portare il Presidente a nominare Primo Ministro un rappresentante del PFN. Ma lui e il suo campo non vogliono capire niente e brillano per la loro compiacenza.
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Se nessuno ha ottenuto la maggioranza assoluta alle ultime elezioni legislative, causate dalla decisione – tanto inaspettata quanto rischiosa – di Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale, alcuni hanno comunque perso più di altri. È giunto il momento che gli inquilini dell’Eliseo e le truppe dell’ex maggioranza presidenziale escano dalla negazione e riconoscano una realtà incontestabile: il desiderio di alternanza espresso alle urne. Perché questo è infatti il messaggio dei francesi che si mobilitarono in maniera massiccia per impedire che l’estrema destra salisse al potere, in una dinamica in cui il Nuovo Fronte Popolare (NFP) aveva un ruolo di primo piano.
Mentre il PFN è il blocco che ha ottenuto il maggior numero di deputati, Emmanuel Macron ha scelto, tre mesi fa, di aggirare questa realtà scommettendo, in un pas de deux con LR, su un “base comune” che poteva reggere solo contando sulla clemenza della Marina Militare. In sostanza un modo per non perdere il controllo, anche se ciò significa allearsi con una forza politica che non aveva invocato il blocco repubblicano, ma che ne ha approfittato, cercando di attirare le grazie dell’estrema destra, ma in nessun momento quelle della sinistra. Il resto lo sappiamo. Il bilancio della sicurezza
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