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il nuovo uomo forte di Damasco, Ahmed Al-Charaa, afferma che il Paese “non finirà in un’altra” guerra

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Il corso degli eventi fino alla caduta di Bashar Al-Assad

In poco più di dieci giorni, e con sorpresa di tutti, i ribelli guidati dagli islamisti di Hayat Tahrir Al-Sham (HTC) hanno conquistato le principali città della Siria e rovesciato il presidente Bashar Al-Assad. Revisione cronologica degli eventi che hanno portato a questa notte storica:

  • 27 novembre: inizia l'offensiva

HTC, movimento dominato dall’ex ramo siriano di Al-Qaeda, e i ribelli sostenuti dalla Turchia attaccano i territori controllati dal regime di Al-Assad nella provincia di Aleppo (Nord) da Idlib, ultimo grande bastione ribelle e jihadista in Siria. Il regime risponde con attacchi aerei.

  • 29 novembre: ribelli alle porte di Aleppo

La coalizione ribelle bombarda Aleppo e arriva alle porte della città, la seconda del Paese e suo cuore economico, dopo aver conquistato più di cinquanta altre località del Nord. L’esercito siriano e il suo alleato russo hanno risposto con intensi raid aerei su Idlib e la sua regione.

  • 30 novembre: gran parte di Aleppo è in mano ai ribelli

I ribelli prendono il controllo di gran parte di Aleppo, compreso l’aeroporto, gli edifici governativi e le prigioni. Gli aerei russi bombardano Aleppo per la prima volta dalla riconquista totale della città da parte delle forze del regime nel 2016. La coalizione si impadronisce anche della città strategica di Saraqeb.

  • 1È Dicembre: caduta di Aleppo

I ribelli prendono il controllo di Aleppo, che per la prima volta dall’inizio della guerra civile nel 2011 è completamente fuori dal controllo del regime. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), gli insorti hanno avanzato “senza incontrare resistenze significative”.

  • 2 dicembre: Iran e Russia in aiuto di Al-Assad

Gruppi ribelli filo-turchi prendono la città di Tal Rifaat (nord), che era nelle mani delle forze curde. Russia e Iran forniscono supporto “incondizionato” alla Siria di Assad. Aerei siriani e russi bombardano le aree ribelli nel nord-ovest della Siria, uccidendo almeno undici persone.

  • 5 dicembre: caduta di Hama

I ribelli prendono il controllo della quarta città del paese, Hama, dove una statua dell'ex presidente Hafez Al-Assad – padre di Bashar Al-Assad – viene abbattuta dalla popolazione. Nella vicina Homs, i residenti in preda al panico stanno fuggendo in massa. Secondo l’OSDH, il bilancio di una settimana di combattimenti supera i 700 morti.

  • 7 dicembre: caduta di Homs

I ribelli prendono Homs, la terza città del Paese. I ribelli affermano di aver liberato più di 3.500 detenuti dal carcere di Homs.

Prendono il controllo dell'intera provincia di Deraa (Sud), culla della rivolta del 2011, e sono a 20 chilometri da Damasco.

Le forze governative si stanno ritirando dalla provincia di Qouneitra, sulle alture di Golan, e, di fronte alle forze curde, dai settori della provincia di Deir ez-Zor (Est) da loro controllate.

  • 7 e 8 dicembre: ribelli a Damasco, Al-Assad fugge

Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre, l'HTC ha annunciato di essere entrato a Damasco e di aver catturato la prigione di Saydnaya, simbolo dei peggiori abusi del regime. I ribelli e l'OSDH annunciano che Bashar Al-Hassad ha lasciato la Siria in aereo, dopo ventiquattro anni al potere. Poco dopo la sua partenza, l’aeroporto di Damasco è stato abbandonato dalle forze governative.

Il primo ministro Mohammad Ghazi Al-Jalali si dice pronto a collaborare “qualsiasi leadership che il popolo siriano sceglierà”.

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