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Il presidente francese Emmanuel Macron ha denunciato venerdì 29 novembre una “logica inaccettabile di escalation” da parte della Russia in Ucraina e ha insistito sul fatto che la Francia continuerà ad aiutare Kiev “intensamente e per lungo tempo” quanto necessario nonostante le minacce russe, ha riferito Elysium.
Emmanuel Macron continua a sostenere l’Ucraina, colpita negli ultimi giorni e settimane da numerosi scioperi. Venerdì 29 novembre, il presidente della Repubblica ha parlato al telefono con Volodmyr Zelenksy e ha voluto rassicurare il suo omologo, come riporta l'Eliseo. Ha criticato in particolare una “logica di escalation inaccettabile” da parte della Russia, come dimostra il nuovo missile presentato da Vladimir Putin, l’Orechnik.
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“Gli scioperi (russi), la crescente cooperazione con la Corea del Nord e la retorica irresponsabile che li accompagna, fanno parte di un'inaccettabile logica di escalation da parte della Russia, che continua a perseguire una politica revisionista, brutale e imperialista”, ha dichiarato Emmanuel Macron al presidente ucraino. Nonostante i numerosi attacchi russi, il capo dello Stato ha assicurato la “determinazione” della Francia ad “aiutare l'Ucraina tanto intensamente e per tutto il tempo necessario”, ha aggiunto.
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Truppe francesi in Ucraina?
Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri, Jean-Noël Barrot, ha dichiarato che la Francia non esclude “nessuna opzione” nel suo sostegno a Kiev. Non esclude quindi l'invio di truppe francesi al fronte. Una posizione che l'inquilino del Quai d'Orsay giustifica con i pericoli posti dall'attuale evoluzione del conflitto. “È in gioco la nostra sicurezza. Ogni volta che l'esercito russo avanza di un chilometro quadrato, la minaccia si avvicina di un chilometro quadrato all'Europa”.
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Jean-Noël Barrot ha quindi confermato senza dirlo la possibilità di inviare soldati francesi in Ucraina. Emmanuel Macron aveva avanzato l’idea lo scorso febbraio, attirando l’ira di alcuni paesi europei, a cominciare dalla Germania. Olivier Kempf, direttore dell'impresa Vigie e ricercatore associato presso la Foundation for Strategic Research, da noi contattato, non crede nell'invio di truppe al fronte. “Sarebbe troppo rischioso, diventeremmo un bersaglio, avremmo perdite umane e dovremmo reagire”.
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