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“Non sono bianco come la neve, ma non ho mai ucciso nessuno”, la testimonianza di Jaoide Fadil al processo contro Marcel Vadella per omicidio e tentato omicidio

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Marcel Vadella è comparso da martedì davanti all’assise dell’Alta Corsica per l’omicidio e tentato omicidio dei fratelli Fadil, il 19 dicembre 2020. Il terzo giorno dell’udienza, Jaoide Fadil, gravemente ferito quel giorno, è stato invitato a pronunciare la sua versione dei fatti.

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In che stato d’animo ti trovi oggi?” “Sempre lo stesso da quando ho perso il mio povero fratello: scioccato e tristeGiacca verde bosco, barba curata e volto serio, Jaoide Fadil risponde laconicamente al presidente della Corte d’Assise, Michel Bonifassi.

Fissata per il giorno prima, la sua udienza in questo caso – per il quale si costituisce parte civile, ferito da proiettili questo pomeriggio del 19 dicembre 2020 – è stata rinviata a questo giovedì mattina. Ciò è dovuto all’indisponibilità di Jaoide Fadil, alla quale il tribunale ha deciso, dopo qualche esitazione, di adattarsi.

Sapevate che immagine aveva il bar da voi gestito, “Le Typique”?“No”, rispose l’uomo.Molte persone hanno parlato di fastidio. Una persona ha detto che da quando il bar ha chiuso, il quartiere è tornato tranquillo“, nota Michel Bonifassi.”Dopo è un bar, non una casa di cura. Un bar fa rumore“, risponde Jaoide Fadil.

Con le braccia incrociate e il tono asciutto, il trentenne torna, guidato dalle domande del presidente del tribunale, sugli eventi che portarono al ferimento e alla morte del fratello, quasi quattro anni fa. I suoi rapporti con Marcel Vadella – accusato in questo caso di omicidio e tentato omicidio – erano però antecedenti ai fatti”,in buona forma“. “Lo consideravo un amico“, assicura anche Jaoide Fadil.

La parte civile riconosce la presenza di debiti nei confronti del titolare del bar che gestiva insieme al fratello. Ma invece che di 8500 euro come indica Marcel Vadella, gli parla di 1500 euro. “Ma che sia per 1.500 o 10.000 euro, non si può togliere la vita a qualcuno. Ci sono procedure per questo. [Marcel Vadella] viene da una famiglia di agenti di polizia, sa come si fa.

Pochi giorni prima dei fatti, Jaoide Fadil ha ammesso di aver ricevuto un messaggio vocale, via Whatsapp, da Marcel Vadella in cui si menzionava questo problema. Se non ricorda le parole esatte,“mi aveva mancato di rispetto nel messaggio, non avevo apprezzato“.

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Il processo d’assise si è aperto martedì 26 novembre.

© Axelle Bouschon / FTV

Il 18 dicembre Marcel Vadella bussò al sipario di “Typique” per chiedere di parlare con i due fratelli. Rapidamente, il tono si alza. Secondo Jaoide Fadil, Marcel Vadella gli ha dato per primo un pugno, cosa che lui ha schivato. Si verifica allora un violento alterco, durante il quale il cinquantenne cade a terra. “Ho avuto il sopravvento“durante la rissa, conferma la parte civile, la quale precisa che suo fratello, Jamal Fadil, poi non li prende a pugni e cerca invece di separarli. Una donna finalmente li separa, e per Jaoide Fadil la vicenda è quindi chiusa.

Ci assicura: una volta finita la discussione, non ha minacciato Marcel Vadella, e non gli ha chiesto 80.000 euro in cambio della sua uscita dal locale con suo fratello. “Moi, lui dice, Ho commesso degli errori nella mia vita, sono stato in prigione. Non sono bianco come la neve. Ho fatto delle cose stupide, ma non ho mai ucciso nessuno.

Il 19 dicembre, Jaoide Fadil ha detto di aver visto suo fratello, intorno alle 15, parlare con l’accusato. “Vado lì, prendo mio fratello per un braccio e gli dico: “Non abbiamo più niente da dire a questo vagabondo”.

La situazione è degenerata quasi subito, racconta: senza che venisse sferrato alcun colpo, Marcel Vadella ha allora estratto la pistola e gli ha sparato. “Quanto eri distante in quel momento?“, chiede il presidente. “Non lo so, 3 o 4 metri. Stavo tirando il braccio di mio fratello e me ne andavo.

Prima ha sparato a me, sono caduto, e poi ha sparato a mio fratello.

Marcel Vadella dice di aver sparato prima a tuo fratello“, nota Michel Bonifassi.”No, non è vero, prima ha sparato a me, sono caduto, e poi ha sparato a mio fratello. Vedo Jamal cadere davanti a me, provo ad alzarmi e poi mi rimette in piedi.”

Colpito due volte, Jaoide Fadil dice di avere la pistola di Marcel Vadella puntata contro di lui, quando una donna interviene e gli permette di fuggire più lontano, dove contatta il suo ex compagno, parcheggiato lì vicino, per venire a trasportarlo in ospedale.

Per te, tuo fratello, in questo momento, in che stato si trova?“, gli chiede Michel Bonifassi.Per me è morto. Lo vedo, non si muove o altro.

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Io Mourad Battikh, avvocato di Jaoide Fadil.

© Christian Giugliano / FTV

Che dire della lama che l’imputato afferma di aver visto nelle mani di Jamal Fadil? “È una bugia cercare di difendersi, tranche Jaoide Fadil. Al suo posto avrei fatto lo stesso.

Se il giorno dell’incidente Marcel Vadella avesse puntato la pistola in aria, quale sarebbe stata la tua reazione?“, prosegue il presidente.”Sarei tornato indietro e tutti sarebbero andati avanti con la propria vita. Non avevo intenzione di andare avanti e dire di uccidermi.”

Perché il trentenne si è rifiutato di partecipare alle ricostruzioni organizzate dagli inquirenti? “È stato troppo difficile per me. Non volevo incontrarmi [le regard de Marcel Vadella]. Guarderò negli occhi l’assassino di mio fratello, quello che voleva uccidermi? Mettiti al mio posto. E’ troppo complicato.

Tuttavia, rileva l’avvocato generale Jean-Philippe Navarre, se Jaoide Fadil non avesse partecipato personalmente alle ricostruzioni, “ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste e ha partecipato alle indagini.

Jaoide Fadil continua: “Non c’è un solo giorno in cui non ci penso. Non sto bene. Non dobbiamo invertire i ruoli. La vittima sono io, non lo sono [Marcel Vadella]. L’assassino è lui. Non dobbiamo dimenticarlo. Il mio povero fratello era una persona molto gentile. Non meritava di morire.”

Marcel Vadella era per legittima difesa quando sparò ai fratelli Fadil, uccidendone uno e ferendo gravemente il secondo? Si è trattato di un atto avvenuto all’epoca o, al contrario, vi è stata, in questo caso, premeditazione da parte dell’imputato?

È in particolare a queste domande a cui i giurati saranno chiamati a rispondere domani, 29 novembre. In mattinata sono previste le difese delle parti civili. Si terrà quindi l’accusa del procuratore generale, seguita dalle memorie della difesa, prima che la corte si ritiri definitivamente a deliberare.

La sentenza è attesa nella tarda serata di venerdì. Marcel Vadella rischia fino a 30 anni di reclusione penale.

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