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Per proteggersi, l’esercito israeliano sta indagando sui propri possibili crimini di guerra

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Articolo della settimana

Perché questo articolo

Affrontare il tema del conflitto a Gaza è difficile ma necessario, perché molti studenti hanno delle domande. Tanto più che l’asse conclusivo del tema 2 su guerra e pace ci invita a riflettere sui conflitti nel Vicino e Medio Oriente.

Giovedì 21 novembre la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant (destituito dall’incarico il 5 novembre), per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nel Striscia di Gaza. Ha emesso un mandato di arresto anche nei confronti di Mohammed Deif, leader militare di Hamas, considerato la mente dei massacri del 7 ottobre 2023 che hanno ucciso circa 1.200 israeliani e scatenato la guerra ancora in corso a Gaza.

La questione della responsabilità giuridica dei leader israeliani e dell’esercito è al centro di questo articolo, in cui il team di Posta internazionale riferisce di un’inchiesta del quotidiano israeliano Ha’Aretz. I giornalisti di questo media di centrosinistra, critico nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu, hanno studiato come l’esercito israeliano indaga su possibili crimini di guerra per proteggersi da futuri procedimenti giudiziari.

Se solo dovessimo ricordare una citazione

“A differenza dei primi mesi di guerra, l’IDF non pubblica quasi nessuna informazione sull’operazione in corso”.

Dagli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023, Israele sta portando avanti una grande operazione militare nella Striscia di Gaza per ritrovare le persone prese in ostaggio (nell’enclave palestinese sono ancora detenute 97 persone, di cui non sappiamo quante siano ancora vive) ) e decapitare Hamas, il movimento islamico palestinese responsabile di questi attacchi. Dopo più di un anno di guerra, le distruzioni e il numero delle vittime civili sono considerevoli.

L’articolo di Ha’Aretz è interessato all’offensiva condotta dallo scorso ottobre nel nord della Striscia di Gaza e che prende di mira soprattutto città e campi profughi. L’esercito israeliano (chiamato anche “IDF”, il suo acronimo ebraico) non comunica il bilancio umano né gli obiettivi militari di questa operazione. Per molti osservatori, l’obiettivo è spostare la popolazione civile verso sud, impedendo loro di accedere agli aiuti umanitari e bombardando incessantemente questa regione.

L’IDF ha istituito una commissione d’inchiesta interna, denominata “Manganon”, incaricata di intervenire in caso di evidente violazione del diritto internazionale per determinare se i suoi soldati sono colpevoli di crimini di guerra. Tuttavia, sottolinealo Ha’Aretz, l’obiettivo è soprattutto quello di tutelarsi da possibili procedimenti penali portati avanti dalla CPI.

Perché, ricorda il quotidiano, la Corte penale internazionale può dichiararsi competente per indagare su eventuali crimini di guerra o crimini contro l’umanità se non viene condotta un’indagine a livello nazionale da un organismo indipendente. Una condizione che può spiegare la fondazione di Manganon da parte dell’esercito israeliano. Così, secondo il giornale, questa commissione “non è stato creato per punire o prevenire crimini di guerra o crimini contro l’umanità commessi dall’IDF, ma, al contrario, per proteggere Israele dalla condanna internazionale ufficiale”.

Per andare oltre

Aumenta la pressione sull’esercito israeliano, accusato da numerose ONG, stati e organizzazioni internazionali di pulizia etnica, addirittura di genocidio, nella Striscia di Gaza. Per saperne di più su queste accuse, possiamo offrirvi i seguenti link:

E cosa non dovresti perderti neanche questa settimana

Questa rassegna stampa sulla rottura di due cavi sottomarini di comunicazione nel Mar Baltico: queste infrastrutture strategiche sono state danneggiate intenzionalmente? La questione del controllo dei fondali marini è al centro del tema 1 dell’ultimo anno sulle nuove zone di conquista.

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