Da diverse settimane il governo di Michel Barnier vacilla. La battaglia sul bilancio dello Stato cristallizza il malcontento all’interno della Camera, e la possibilità di una mozione di censura incombe come una spada di Damocle. Per la RN, questa alleanza con la sinistra radicale mira a rovesciare un governo percepito come incapace di soddisfare le aspettative dei francesi. Ma dietro questa offensiva contro Barnier, è proprio Emmanuel Macron a diventare il bersaglio privilegiato.
Mozione di censura: la richiesta di dimissioni del Presidente della Repubblica
I toni si alzano anche all’interno delle cosiddette opposizioni moderate. Charles de Courson, figura rispettata del gruppo indipendente Liot, ha dichiarato questa mattina alla LCI: “ Spetta al presidente, che è all’origine del caos politico, rispettare il voto dei francesi. » Secondo lui, l’unica soluzione praticabile per rompere l’attuale impasse sarebbero le dimissioni di Emmanuel Macron, un’idea precedentemente limitata alla sinistra ribelle ma ora sostenuta da voci provenienti da diversi orizzonti politici.
Per i ribelli la partenza di Macron è un vecchio ritornello. Jean-Luc Mélenchon, già quest’estate, aveva accennato alla necessità che il presidente lasciasse l’incarico in caso di un altro fallimento politico. François Ruffin, da parte sua, ha recentemente invitato il Capo dello Stato a “ pensa seriamente » a questa ipotesi. Ma la vera novità sta nell’offensiva del Raduno Nazionale. Dopo essersi mostrati concilianti durante la formazione del governo, i lepénisti eletti stanno ora agendo per accelerare una crisi istituzionale che potrebbe portare ad elezioni presidenziali anticipate..
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