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Omicidio di Zinedine a La Riche: “Non ricordo di aver fatto le coltellate”, assicura l’imputato

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Questo martedì, 26 novembre 2024, è il secondo giorno del processo contro assassinio di Zinedine a La Richealle Assise dell’Indre-et-Loire. Una seconda giornata segnata dal passaggio alla sbarra delle parti civili, ed il grido dal cuore di una delle sorelle della vittima. Quello che segue è l’interrogatorio del presunto assassino e una nuova versione dei fatti in cui egli invoca la legittima difesa.

“So che tutto suggerisce che volessi uccidere Zinedine, ma non avevo motivo di farloassicura l’imputato. Descrive la vittima come gentile, chi “Feste più che guerre”. Un amico con il quale non ha avuto disaccordi. Eppure, questa vigilia di Natale 2021, tutto cambia.

Quel giorno, l’imputato spiega di aver frequentato diverse persone e di aver bevuto “tre lampi”miscele con vodka. È in questo parcheggio di La Riche che incontra Zinedine, installato con gli amici nella sua macchina. Dice di averlo salutato, di essersi addirittura offerto di trascorrere insieme il Capodanno.che la vittima avrebbe rifiutato. L’imputato afferma di essersi allontanato per alcuni minuti prima di ritornare. Là “Ho preso in giro Zinedine, non so cosa le ho detto.” Testimoni sul posto parlano di insulti, parlano con lui di “foto scherzose”. “Si è stufato, è sceso dalla macchina e siamo venuti alle mani”dice, senza sapere, secondo lui, chi ha dato il primo colpo.

Una nuova versione dei fatti

Una versione messa in dubbio dai testimoni presenti sul posto, ricorda l’avvocato delle parti civili, mastro Abed Bendjador. Poi dice che erano separati prima di vedere Zinedine avanzò dietro di lui con una mazza da golf. “Pensavo fosse una sbarra di ferro, una katana.” È stato dopo lo shock ricevuto alla testa che ha affermato di aver tirato fuori il coltello dalla tasca da jogging.

Il resto non lo ricorda. “Non ricordo più di aver fatto le coltellate”dice prima di specificare che Zinedine si è infilzato con il suo coltello, la prima volta. Gli altri sei colpi li sferrò bene, senza averne il minimo ricordo, mentre i due uomini si battevano a terra. “Negli ultimi tre anni, non hai messo falsi ricordi su quello che è successo? Nessun testimone ha mai parlato di una rissa sul terreno.”ha risposto il legale delle parti civili. “No, mi sto preparando per questo processo da tre anni, signore.”ribatte l’imputato.

“Stai invocando la legittima difesa? gli chiede allora il presidente. Tanto da creare un dissidio tra lui e il suo avvocato. Si decide addirittura la sospensione della sedutaprima che arrivassero ad un accordo. “Non pensavo che sarebbe morto. Ma sono qui per assumermi la responsabilità delle mie azioni […] Mi vergogno. Ho distrutto la sua famiglia, la mia famiglia, tutte le famiglie qui.” si rammarica dell’imputato, ancora senza un briciolo di emozione. “Lo avrò sempre sulla coscienza”.

All’epoca dei fatti l’imputato spiega che “[son] lo spirito si è staccato da [son] corpo”. Una sentenza ripresa dal legale per le parti civili. “L’unico che è scappato dal suo corpo è stato Zinedine!” L’avvocato che non crede nella legittima difesa. “Non riconosce nulla, mente. Lui sono tre anni che va a capofitto. Se Zinedine era suo amico, dobbiamo la verità a un amico. Non insultiamo la sua memoria, non insultiamo i suoi amici.”

Un coltello per difendersi

Nel corso dell’udienza è stata ampiamente sollevata la questione della presenza del coltello. Noto a La Riche per averne sempre uno con sé, l’imputato precisa di non sentirsi sicuro. “Ho avuto problemi con le persone. Ho preso il coltello la mattina del 24 dicembre, perché dovevo attraversare La Riche. L’ho preso nel caso fosse successo un problema.” L’uomo menziona un attacco sei mesi fa durante il quale avrebbe ricevuto colpi di machete. Un attacco di cui non ha mai parlato durante i colloqui con il gip, precisa il presidente.

La sentenza è attesa questo mercoledì, in giornata.

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