Dopo l’esplorazione terrestre con il rover, la prossima grande avventura robotica della NASA potrebbe svolgersi sott’acqua. Come continuazione della missione Europa Clipper, iniziata il 14 con l’obiettivo di confermare l’esistenza di un oceano sotto la crosta ghiacciata di questa luna di Giove, il Jet Propulsion Laboratory (JPL) sta già preparando la fase successiva.
Ciò comporterà l’invio di uno sciame di robot sottomarini a immergersi nelle acque europee alla ricerca di tracce chimiche e di temperatura che potrebbero indicare la presenza di vita. Questo progetto chiamato Swim (Rilevamento con micronuotatori indipendenti) è materializzato da robot subacquei autonomi di dimensioni equivalenti a quelle di un telefono cellulare, afferma la NASA.
Prove conclusive in piscina
« Ci si potrebbe chiedere perché la NASA stia sviluppando un robot sottomarino per l’esplorazione dello spazio. Questo perché ci sono posti nel sistema solare in cui vogliamo andare alla ricerca della vita, e pensiamo che la vita abbia bisogno di acqua. Abbiamo quindi bisogno di robot capaci di esplorare autonomamente questi ambienti, a centinaia di milioni di chilometri da casa afferma Ethan Schaler, ricercatore principale di SWIM presso il Jet Propulsion Laboratory.
Per effettuare le analisi, queste piccole macchine sarebbero dotate di un sensore multifunzione in grado di misurare contemporaneamente temperatura, pressione, alcalinità, conducibilità e composizione chimica dell’acqua. Un prototipo sviluppato dalla Georgia Tech è già stato testato, precisa il JPL.
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Gli ingegneri stanno anche conducendo test in piscina di prototipi di robot subacquei Swim realizzati utilizzando la stampa 3D. Sono un po’ più grandi della versione finale prevista, azionate da due eliche e quattro pinne. I test si sono rivelati conclusivi, con i sottomarini che hanno dimostrato la loro capacità di navigare autonomamente correggendo la traiettoria per mantenerla.
Simulazioni al computer
Allo stesso tempo, il JPL ha effettuato simulazioni al computer che riproducono condizioni di pressione e gravità simili a quelle europee che hanno permesso di sviluppare algoritmi che faciliterebbero l’esplorazione. Gli scienziati hanno anche potuto valutare come ottimizzare la raccolta dei dati tenendo conto dell’autonomia di questi robot (due ore), del volume d’acqua che possono coprire (circa 86.000 metri cubi) e del numero di dispositivi utilizzati.
La prospettiva di una missione spaziale con robot sottomarini sembra ancora lontana. La missione Europa Clipper, infatti, non raggiungerà la sua destinazione prima del 2030, dopodiché inizierà una serie di 49 sorvoli dell’Europa. I dati raccolti dovranno poi essere analizzati e tratte le conclusioni per poter definire il profilo di una missione di esplorazione in situ.
Fino ad allora, il JPL prevede che questi robot sottomarini possano essere utilizzati sulla Terra per la ricerca oceanografica e per effettuare rilievi sotto il ghiaccio polare.
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