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mandati di arresto contro l'impunità

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l’impunità a cui Israele è abituato da decenni nei confronti della questione palestinese spiega senza dubbio la virulenza delle reazioni suscitate nello Stato ebraico dai mandati di arresto emessi contro il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant da parte dell’Organizzazione internazionale Corte Penale (CPI) il 21 novembre. Entrambi gli uomini sono sospettati di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Il capo dell'ala militare di Hamas, Mohammed Deif, ritenuto probabilmente ucciso nei bombardamenti israeliani, è oggetto di un procedimento simile.

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Un’accusa di tale gravità impone di tornare a ciò che mette in luce: la guerra così come è stata condotta a Gaza dopo i massacri senza precedenti di civili israeliani, il 7 ottobre 2023, da parte dei miliziani di Hamas. I giudici ritengono in particolare che i due siano responsabili “hanno privato intenzionalmente e consapevolmente la popolazione civile di Gaza di beni essenziali alla loro sopravvivenza », utilizzando “fame” Piace“un metodo di combattimento”e di cui sono anche responsabili“ostruzione degli aiuti umanitari in violazione del diritto umanitario internazionale ».

Nonostante la copertura di piombo imposta da più di un anno da Israele, che vieta alla stampa il libero accesso a quella stretta striscia di terra, chi si interessa dei fatti non ha potuto che accumulare, nel corso dei mesi, gli elementi a sostegno della tesi dei giudici. approccio. Le decine di migliaia di vittime civili, l'entità della devastazione, sia di habitat che di infrastrutture essenziali, e gli incessanti spostamenti forzati della popolazione, ormai accertati, costituiscono tutti elementi incriminanti.

Assurda accusa di presunto antisemitismo

Essi dimostrano che la realtà della natura democratica di Israele non protegge di per sé dalle violazioni del diritto internazionale. La CPI non avrebbe dovuto pronunciarsi se denunce simili fossero state oggetto di indagine nello Stato ebraico. Non è così, anzi, visto il sostegno dato da un'opinione pubblica israeliana volontariamente cieca di fronte ai bombardamenti che continuano, giorno dopo giorno, a uccidere decine di civili palestinesi in una sconcertante indifferenza internazionale.

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È quindi opportuno accogliere e sostenere la decisione di una Corte rimasta insensibile alle pressioni affinché venga preservata una funzione essenziale della giustizia, quella di esigere la responsabilità. L’escalation di denunce contro la CPI non serve molto ai suoi autori, a cominciare dall’assurda accusa di presunto antisemitismo. Costituisce davvero un insulto alle vittime di questa forma abietta di odio.

Seguendo immediatamente le orme delle autorità israeliane, l'amministrazione americana, che aveva accolto con favore il mandato d'arresto emesso dallo stesso organismo contro il padrone del Cremlino, Vladimir Putin, ha ulteriormente accresciuto il suo primato nella guerra di Gaza, condotta con gli americani bombe. Questo allineamento infatti arriva appena due giorni dopo il veto americano brandito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro un progetto di risoluzione che chiedeva sia un cessate il fuoco duraturo nella stretta striscia di terra sia il rilascio degli ostaggi israeliani che vi sono ancora detenuti. Questo collasso morale costituirà parte dell’eredità di Joe Biden.

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