Parigi, «è il mio impegno di cuore e di vita da più di venticinque anni», sostiene il nativo di Seine-Saint-Denis, 47 anni a dicembre, che ha trascorso l’adolescenza nella Charente-Maritime e ha studiato superiore a Bordeaux prima di tornare nella regione parigina.
Qual è il suo background?
Membro del 12°e distretto di Parigi dal 30 giugno, ha sconfitto al primo turno l’ex ministro macronista dei Trasporti Clément Beaune, con il 50,87% dei voti. Va detto che aveva una base solida lì, perché è in questo stesso quartiere dove è stato per lungo tempo militante del Partito Socialista (ha preso la sua tessera nel 2001), che Emmanuel Grégoire è stato eletto alle elezioni municipali di 2014, nella squadra di Anne Hidalgo, dopo essere stata capo di gabinetto del precedente sindaco, Bertrand Delanoë. Tra queste due tappe, un periodo all’Eliseo, e soprattutto a Matignon, dal 2012 al 2014, come capo di gabinetto del primo ministro Jean-Marc Ayrault.
Primo deputato di Anne Hidalgo dal 2018 allo scorso luglio, ha abbandonato questo incarico a causa dei molteplici mandati dopo la sua elezione al Parlamento. Al municipio di Parigi, ha seguito i fascicoli di bilancio, la trasformazione delle politiche pubbliche e la pianificazione urbana.
Cosa propone?
Emmanuel Grégoire vuole essere il “sindaco della riconciliazione prendendosi cura ossessivamente della vita di tutti i giorni”. E citare, in un’intervista a “Parisien”, “tranquillità pubblica, pulizia, servizi pubblici”.
È questo messaggio di pacificazione che propone questo martedì in tutti i suoi interventi, presentandosi come un uomo di dialogo, preoccupato per la giustizia sociale e vigile di fronte al riscaldamento globale. Non una rottura con una politica che riconosce anche responsabile, ma un nuovo modo di fare le cose.
Chi sono i suoi rivali?
Il municipio di Parigi è una terra tradizionalmente contesa dai protagonisti del mondo politico, fin dai tempi in cui Jacques Chirac ne fece la sua roccaforte. A destra troviamo Rachida Dati, già presente nella battaglia alle ultime elezioni comunali, oggi Ministro della Cultura. Forse anche Gabriel Attal, l’ex primo ministro in cui Emmanuel Grégoire vede un candidato della “destra conservatrice”.
Ma è prima nel suo campo, la sinistra, e più in particolare nel suo stesso partito, il PS, che Emmanuel Grégoire dovrà affermarsi. Il suo primo atto è dichiararsi anche se aspettiamo ancora di sapere se Anne Hidalgo, quella uscente, in carica dal 2014, si candiderà a succedergli. “Ha annunciato più volte che avrebbe scontato solo due mandati. Le credo”, dice Emmanuel Grégoire. L’ha avvertita tramite messaggio della sua decisione, lei non ha risposto. Tra di loro, il freddo diventa un lastrone di ghiaccio. Lo ha criticato per la sua vicinanza a Olivier Faure, troppo compatibile con la LFI per i suoi gusti, che accusa di aver contribuito al suo risultato catastrofico nelle elezioni presidenziali del 2022. Ma il divario si è ampliato quando Emmanuel Grégoire si è presentato a giugno, durante la prima legislativa elezioni, nel VIIe collegio elettorale di Parigi, preso di mira da una sua parente, Lamia El Aaraje.
Se Anne Hidalgo lasciasse il posto, anche Lamia El Aaraje potrebbe essere una delle candidate alla guerra di successione. Ma è un altro nome, quello del senatore Rémi Féraud, capo del gruppo socialista al consiglio di Parigi, a reggere la cordata di delfino cavaliere. Al che Emmanuel Grégoire ribatte che il municipio di Parigi “non è né un’eredità né una rendita della situazione”.
Per ottenere la candidatura socialista, Emmanuel Grégoire conta già sull’appoggio di 450 attivisti socialisti della federazione di Parigi, che hanno lanciato un appello in suo favore, in cui esprimono la convinzione che lui sia “il meglio inserito nella famiglia socialista e più ampiamente a sinistra. A sinistra sa che dovrà contare anche su un candidato della LFI e sulla probabile presenza del comunista Ian Brossat, che ha informato del suo avvicinamento.
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