È un nome che ricorre spesso, che leggiamo regolarmente nei notiziari. Dall’inizio della guerra a Gaza il 7 ottobre 2023, che il giorno dopo è diventata quella del Libano a causa del coinvolgimento di Hezbollah, Qousseir fa notizia. Nella Siria occidentale, situata a una decina di chilometri dal confine con il Libano, questa cittadina, soprannominata “il cortile di Hezbollah” dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), è periodicamente bersaglio di attacchi israeliani, ma anche oggetto delle più selvagge voci sulle personalità presenti, prova della sua importanza strategica. Ma per capirne la portata dobbiamo tornare indietro di qualche anno…
Una battaglia fondativa
Nel 2013, mentre la guerra civile dilaniava la Siria da due anni, la città di Qousseir fu teatro di una battaglia militare. Per due settimane, dal 19 maggio al 5 giugno, i ribelli dell’Esercito Siriano Libero, la principale forza armata che si oppone al regime di Bashar el-Assad, si sono confrontati con l’esercito siriano e Hezbollah. La posta in gioco è alta: tutti lottano per prendere il controllo della città. Questo perché la posizione di Qousseir è strategica: si tratta di un vero e proprio corridoio logistico. Attraverso di essa passa la strada principale che collega Damasco, la capitale siriana, al porto di Tartous, il secondo più grande del Paese. Qousseir è anche il principale punto di passaggio per i rinforzi in armi e combattenti provenienti dal Libano, al confine con la valle della Bekaa.
Per la cronaca
Salim Ayache, uno degli assassini di Rafic Hariri, sarebbe stato ucciso in Siria
Prima operazione offensiva di Hezbollah in un combattimento urbano, il numero dei soldati impegnati nella battaglia di Qousseir non è unanime: da una fonte all’altra si contano tra 1.700 e 7.000 uomini del partito sciita. Questi sono supervisionati da membri delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane; colui che dirige le operazioni durante la battaglia altri non è che il generale iraniano Kassem Soleimani. Fu durante questa battaglia che il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, riconobbe ufficialmente che i dirigenti militari del suo partito combattevano in Siria, dimostrando chiaramente il sostegno della formazione sciita al regime di Bashar al-Assad. Il 5 giugno, dopo due settimane di combattimenti definiti come i più violenti per Hezbollah dalla guerra contro Israele del 2006, Qousseir era nuovamente nelle mani del regime; è poi rimasto controllato da Hezbollah, al punto che vi ha organizzato un’importante parata militare il 13 novembre 2016.
Obiettivi e voci
Otto anni dopo, esattamente il 13 novembre 2024, un raid israeliano prende di mira la regione: sono passati diversi mesi da quando la guerra tra Israele e Hezbollah si è estesa alla Siria, e in particolare a Qousseir. Perché lo Stato ebraico vuole raggiungere il partito sciita ovunque si trovi. Quel giorno furono presi di mira ponti e strade: gli attacchi hanno messo fuori servizio le infrastrutture, dice una fonte militare all’agenzia siriana SANA. Da parte sua, l’OSDH parla anche di posti di blocco delle forze di sicurezza siriane, indicando che questo attacco è il 28° dal 26 settembre. L’organizzazione rileva “una forte escalation negli attacchi contro quest’area” e conta più di cinquanta militari morti nella sola regione di Qousseir. Per l’esercito israeliano, ciò significa prendere di mira “le rotte del contrabbando tra Libano e Siria”, accusando Hezbollah di usarle per trasportare armi.
Per la cronaca
Dieci morti negli attacchi israeliani contro le infrastrutture “Hezbollah” a Qousseir
L’obiettivo degli attacchi israeliani a Qousseir non è solo quello di rallentare il commercio tra i due paesi, ma anche di prendere di mira le persone. Qualche giorno fa, nel contesto degli ultimi attentati, cresceva la voce: Abdel Karim Nasrallah, il padre di Hassan Nasrallah, assassinato dall’esercito israeliano il 27 settembre nella periferia sud di Beirut, sarebbe stato ucciso in Siria, e più precisamente a Qousseir. Il direttore dell’OSDH Rami Abdel Rahmane ha subito smentito, affermando che “questo fa parte della guerra mediatica”. Prima di ciò, diverse fonti avevano riferito della morte di Salim Ayache, uno dei responsabili dell’assassinio di Rafic Hariri, ex primo ministro libanese, il 14 febbraio 2005 nel cuore di Beirut, sempre a Qousseir. “Non abbiamo informazioni precise su questo argomento”, aggiunge il direttore dell’organizzazione.
Dal 23 settembre, l’intensificarsi del conflitto nel Libano meridionale e nella Bekaa ha spinto più di 500.000 persone, in maggioranza siriani ma anche libanesi, a fuggire dal Libano per rifugiarsi in Siria, secondo le autorità libanesi. Un ufficiale siriano al confine, citato da La Nazionaleindicava che più di 90.000 siriani e libanesi avevano viaggiato dal Libano alla Siria solo nell’ultima settimana di settembre. Questi ritorni si sono talvolta trasformati in drammi, come riportato di recente dai media dell’opposizione siriana Zaman al-Wasl : Mahmoud Hassan al-Hassan, rifugiato in Libano dal 2013 e di ritorno nel suo villaggio di Saqirjah nel distretto di Qousseir, ha trovato la sua casa occupata da membri delle forze del regime siriano. Per aver chiesto che gli fosse restituito, gli hanno sparato.
È un nome che ricorre spesso, che leggiamo regolarmente nei notiziari. Dall’inizio della guerra a Gaza il 7 ottobre 2023, che il giorno dopo è diventata quella del Libano a causa del coinvolgimento di Hezbollah, Qousseir fa notizia. Nella Siria occidentale, situata a una decina di chilometri dal confine con il Libano, questa città, soprannominata “il cortile di…
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