Christiane Chaulet Achour torna in un’ottima rubrica per la rivista “histoirecoloniale.net” sulle ragioni proprio politiche dell’assegnazione del Premio Goncourt allo scrittore algerino Kamel Daoud.
In una recente recensione del romanzo Ore di Kamel Daoud, prima di ottenere il Premio Goncourt 2024, Christiane Chaulet Achour, professoressa di letteratura comparata e letteratura francese all’Università di Cergy-Pontoise, aveva previsto che questo libro “avrà sicuramente dei premi ma probabilmente non per ragioni letterarie”. Per histoirecoloniale.net torna qui sulle ragioni di questo prezzo “annunciato”, che secondo lei testimonia “ancora una volta la difficoltà francese di fronteggiare l’eredità imperiale e l’avidità di impadronirsi di una rappresentanza parziale dell’Algeria, esonerando la Francia da ogni responsabilità nella trasmissione della violenza”. In un altro articolo, dimostra che, contrariamente a quanto si può leggere in Francia, questo romanzo non è affatto “il primo” sul decennio nero scritto e pubblicato in Algeria. Ne leggeremo anche con interesse Oriente 21 “La fascinazione di Kamel Daoud per l’estrema destra”, di Fares Lounis, che fornisce alcune chiavi per comprendere l’entusiasmo di alcuni media e attori politici, in particolare dell’estrema destra francese, per questo scrittore ed editorialista.
Cronaca di un Premio Goncourt annunciato
La Francia ha occupato l’Algeria per 130 anni, un fatto storico indiscutibile… Ci è voluto un certo tempo per la dominazione linguistica, diffusa con parsimonia va detto – non rifaremo la storia della diffusione del francese nelle colonie insediative – affinché produce effetti duraturi attraverso l’ingresso nel campo letterario francese di scrittori “colonizzati” di talento. Non c’è bisogno di soffermarsi perché sono così famosi!
Il Premio Goncourt è stato creato all’inizio del XIX secoloe e 20e S. e il primo premio, assegnato nel 1903. Da allora sono stati incoronati più di centoventi romanzi: è la prima volta che uno scrittore algerino vince un premio, sotto colonizzazione o sotto nazione. Non torneremo sui sette scrittori meridionali pluripremiati tra il 1921 e il 2021 se non per sottolineare la constatazione: nessun algerino. Sorge allora legittimamente la domanda: perché questo prezzo nel 2024, in un momento in cui, come scrive il giornalista Makhlouf Mehenni, in Posta internazionale del 30/09/24, “le nubi scure continuano ad addensarsi nel cielo già non troppo sereno dei rapporti tra Francia e Algeria. Da entrambe le parti si moltiplicano i segnali negativi, il che non fa ben sperare per il futuro dei rapporti tra i due Paesi, che ormai sono linee tratteggiate”.
Il presidente del premio ha chiarito le ragioni della scelta di Houris di Kamel Daoud da parte dei giurati (6 su 10, dopo 5th turno di votazione): “L’Accademia Goncourt corona un libro dove il lirismo compete con la tragedia, e che dà voce alla sofferenza legata a un periodo buio dell’Algeria, quello delle donne in particolare. Questo romanzo mostra come la letteratura, nella sua elevata libertà di auscultazione della realtà, nella sua densità emotiva tracci, accanto al racconto storico di un popolo, un altro percorso della memoria..
L’ultima espressione è particolarmente interessante. Cos’è questo “altro percorso di memoria” che traccia Ore per i giurati del più prestigioso premio francese? Designa la dissidenza molto apprezzabile oggi in Francia da parte di uno scrittore algerino? Non ci metteremo in discussione con il capolavoro letterario che spicca in una gara dove c’è tanto talento. Sappiamo, dagli studi decisivi effettuati, che un rinomato premio letterario unisce l’aspetto letterario, quello economico e quello politico e che questi ultimi due pesano con tutto il loro peso nella scelta. Un esempio significativo del peso della politica è il Premio Nobel assegnato ad Albert Camus nell’ottobre del 1957, nel momento in cui finì la battaglia di Algeri. Apprezzeremo anche che ancora una volta sia uno dei tre editori del “triangolo delle Bermuda” (Le Seuil/Grasset/Gallimard) ad essere onorato nella persona di uno dei suoi romanzieri. Ma da Gallimard, lo stesso anno, venne pubblicato un altro romanzo su questo decennio oscuro, Presto i vivi di Amina Damerdji. Non ha forse proposto “un’altra via” per essere stato lasciato sul ciglio della strada, senza nemmeno menzionarlo in tutti gli articoli apparsi su Ore da settembre?
Nel 2014, Kamel Daoud ha perso l’occasione, a favore di Lydie Salvayre, per Contro-inchiesta di Meursaultun romanzo che rimane, dal mio punto di vista, la sua migliore interpretazione fino ad oggi. Vale la pena ricordare le parole del suo editore algerino (edizioni Barzakh), Sofiane Hadjadj, che per prima pubblicò questo romanzo, in Huffington PostAlgeriae: “È la prima volta che un autore algerino viene nominato nello stesso anno per i premi più prestigiosi della letteratura francofona (…) con un libro pubblicato per la prima volta nel suo paese d’origine. (…) Kamel Daoud è uno scrittore algerino che vive in Algeria e che ha pubblicato in Algeria. Questo riconoscimento francese e internazionale è quindi motivo di grande orgoglio”.
Dopo non aver vinto il premio, la scrittrice ha twittato: “Avrei voluto offrire gioia alla mia famiglia, alle persone e ai lettori, per tornare a casa con una bella immagine di me stessa”.
Sono passati dieci anni e… molta acqua sotto i ponti è passata sia nei rapporti franco-algerini che nella carriera dello scrittore. Questa volta, il lavoro verso l’incoronazione è stato ben fatto nel campo letterario e mediatico franco-occidentale, che Kamel Daoud occupa con talento, provocazione, opportunità e opportunismo. Secondo quelle che sembrano essere convinzioni ormai radicate, tutte le piccole pietre bianche sono state poste: posizioni volutamente provocatorie sul conflitto israelo-palestinese, dialoghi con alcune personalità, disprezzo instancabile nei confronti degli islamisti, ecc…
Intorno a lui si crea un clima di dissidenza che lo distingue tra gli algerini che non sono mai abbastanza “critici” nei confronti del loro Paese. Non possiamo moltiplicare le citazioni ma le due parole che i media francesi più volentieri attribuiscono al suo nome sono quelle di lucidità e coraggio. Sotto il titolo: “L’intellettuale che scuote il mondo”, Il punto gli dedica un dossier, il 9 febbraio 2017: “Le posizioni dello scrittore algerino sull’islamismo e le dittature arabe hanno un impatto globale”… Proprio questo! In Teleramanel febbraio 2020, dalla penna di Marie Cailletet, a proposito di un documentario sull’Algeria al quale ha partecipato Kamel Daoud: “le sue posizioni sull’islamismo, il posto delle donne, gli arcaismi della società algerina, le turpitudine dell’era Bouteflika hanno fatto guadagnare a Kamel Daoud, editorialista e scrittore, fatwa, attacchi e virulente campagne di denigrazione (…) Una parola lucida, intransigente e ribelle”. È un’eco paragonabile quella che ritroviamo questa volta nella “Grand interview” di Rachel Binhas in Marianne nel settembre 2024: “Lo scrittore Kamel Daoud analizza lucidamente l’Hirak”. Questi esempi mostrano che dal 2017 al 2024 “l’altro percorso della memoria” è stato ben tracciato.
COSÌ Ore, incoronato per dissenso? Che dissenso è questo? Di quella che ci permette di leggere un romanzo interamente dedicato agli islamisti, ai loro misfatti e alla loro criminalità – che più di un romanzo algerino ha denunciato e che non è contestabile -, al di fuori di ogni precedente, nazionale e internazionale, e soprattutto al di fuori di ogni qualche ricordo del periodo coloniale, liberando così la Francia da 130 anni di “gestione” algerina o alludendo ad esso come ad un episodio minore rispetto alla guerra del Decennio Nero? Finalmente uno scrittore algerino, lucido, che attacca i suoi stessi “islamisti”, incontrando in Francia una lotta attiva, piuttosto che il nemico “storico”!… Questo premio assegnato è soprattutto sul piano politico. Ciò testimonia ancora una volta la difficoltà francese di fronteggiare l’eredità imperiale e l’avidità di impadronirsi di una rappresentanza parziale dell’Algeria, esonerando la Francia da ogni responsabilità nella trasmissione della violenza.
Christiane Chaulet Achour
7 novembre 2024
*Per un’analisi dettagliata della realizzazione del testo si veda il mio articolo in Collaterale13 settembre 2024, “Kamel Daoud scrive la sua catabase”; e dentro 24HDZ del 6 novembre 2024: “Houris, il “primo” romanzo algerino sul decennio buio? »
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