“La sua libertà resta precaria”, dice L’Observateur. La stessa fonte sostiene che “basta questo [la danseuse] manca una sola firma nel registro del controllo giudiziario per l’ordinanza di revoca.
Interrogato dal quotidiano del Future Media Group, Me Babacar Niang, professore associato delle Facoltà di Giurisprudenza, ha impugnato “la decisione di liberazione provvisoria […] presa dal giudice ad interim”, ricordando “che negli ultimi tempi si è verificato un vasto movimento all’interno della magistratura” e “è in questa scia che è stato toccato il giudice che occupava la stanza d’inchiesta n. 1 dell’istanza di Pikine-Guédiawaye [si je ne m’abuse] presso la procura della Repubblica in qualità di procuratore delegato presso il tribunale distrettuale. […] Il posto è rimasto vacante.
“Per quanto riguarda l’accusa, spetta al giudice titolare del Consiglio dei Ministri dettare cosa deve fare il giudice delegato. Ma, per quanto ne so, non esiste ancora un giudice titolare. Secondo me è troppo presto e, francamente, può essere dirompente. In generale, il giudice provvisorio non prende decisioni per non pregiudicare la conclusione dell’indagine che è diretta dal giudice titolare che gestisce il caso”, ha obiettato l’avvocato del foro di Parigi prima di aggiungere :
«[…] Prima che una persona sia posta sotto controllo giudiziario e possa beneficiare della libertà provvisoria, deve essere ascoltata nel merito”. Ciò non è ancora il caso di Nabou Lèye. Un ritardo nella procedura attribuito al “lavoro in eccesso” presso la procura del tribunale di Pikine-Guédiawaye dove “gli uffici sono sommersi da pile di fascicoli pendenti”, riferisce L’Obs. Che lancia una “convocazione per l’udienza di merito [de Nabou Lèye] è imminente” tanto più che si sussurra dalla stessa Procura “qualsiasi giudice può gestire qualsiasi caso”.
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