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La rupia indiana è ai minimi storici rispetto al dollaro

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Lunedì la rupia indiana ha registrato un nuovo record di debolezza nei confronti del dollaro, gravata da un’inflazione ancora elevata e dal ritiro degli investitori esteri attratti da altre destinazioni.

La valuta del paese più popoloso del mondo è scesa a 84,3998 rupie per dollaro.

Dall’elezione di Donald Trump alla presidenza americana, ha perso lo 0,33%, uno sviluppo notevole per una valuta i cui movimenti sono parzialmente controllati dalla banca centrale, la RBI (Reserve Bank of India).

Per Amartya Lahiri, professore di economia all’Università della British Columbia (Canada), questa diapositiva è il prodotto di diversi fattori combinati.

Il primo è l’inflazione, che da decenni è significativamente più alta in India che negli Stati Uniti. A settembre i prezzi hanno accelerato, registrando un aumento del 5,5% su base annua, raggiungendo il livello più alto degli ultimi nove mesi, dopo una chiara pausa in luglio e agosto.

Questo aumento dell’inflazione contrasta con il rallentamento negli Stati Uniti, dove l’indice PCE, che funge da riferimento per la banca centrale americana (Fed), è sceso al 2,1%, sempre a settembre, al minimo storico mezzo anno.

“Ciò mette pressione sulla rupia e la spinge a svalutarsi”, spiega Amartya Lahiri.

A questa tendenza di fondo si aggiunge “il riequilibrio del portafoglio portato avanti da molti investitori istituzionali stranieri, che ritirano i loro soldi dall’India” per destinarne una parte in Cina o Singapore, secondo l’accademico.

Nel mese di ottobre, le vendite di azioni indiane da parte di investitori stranieri hanno raggiunto il livello più alto da marzo 2020, i primi giorni della pandemia di coronavirus.

L’ondata di misure di sostegno annunciate dalle autorità cinesi per cercare di rilanciare l’economia ha rilanciato il mercato azionario della Repubblica popolare e attirato capitali stranieri.

«E ora con le elezioni americane i soldi affluiranno anche verso gli Stati Uniti», anticipa Amartya Lahiri.

Gli investitori vedono il nuovo mandato di Donald Trump come favorevole al mercato azionario americano e al dollaro. Si aspettano inoltre un rimbalzo dell’inflazione, che ha incrementato i rendimenti obbligazionari.

Il rendimento dei titoli del Tesoro statunitensi a 10 anni è vicino al divario più basso dal 2006 con i titoli di stato indiani della stessa scadenza.

Questo inasprimento è tanto più notevole in quanto la Fed e la RBI divergono sulla politica monetaria.

Giovedì la Federal Reserve ha abbassato il tasso di riferimento per la seconda volta consecutiva, mentre la RBI non ha toccato il suo tasso per 19 mesi.

© Agenzia -Presse

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