Durante i suoi successivi interrogatori, cambiò più volte la sua versione. Ma sempre con una costante: “Non ho ucciso nessuno.” Una versione sostenuta da tutta la famiglia di Leopoldo. Zii, zie, cugini: nessuno crede alla sua colpevolezza. Ciò però non bastò a convincere la Corte d’assise di Bruxelles, che lo condannò nel 2010 alla pesante pena di 26 anni di carcere. Verrà rilasciato con la condizionale nel 2017.
“Una vera sfida”
Diciassette anni dopo l’inizio di questa vicenda, la giornalista Anne-Catherine Croufer e il regista Mathias Demares tornano dettagliatamente sull’andamento delle indagini e su questo processo con i suoi numerosi colpi di scena.
“Raccontare il caso Léopold Storme rappresenta una vera sfida per la complessità e la ricchezza del dossier, che conta migliaia di pagine, indica l’editore Sylvie Chevalier in una nota di intenti. Questo documentario ci permette di esplorare i limiti della competenza psichiatrica. […] Con le prove scientifiche schiaccianti, le diverse versioni dell’accusato che afferma la sua innocenza e la realtà di come si è svolto il processo in Corte d’Assise, il documentario oscilla tra il dubbio e la convinzione della colpevolezza di Léopold Storme, il che crea una notevole tensione narrativa.”
Questo è il primo episodio della seconda stagione dell’eccellente raccolta I meccanismi del crimine. VRT ha acquistato la prima stagione e TV5Monde ha espresso il suo interesse. Sono ancora previste altre due puntate: Sadia, perché era una donna (l’affare Sadia Sheikh) e Oltre il dolore (gli omicidi di Marc Kistermann e Corine Malmendier).
Titolo, 20.20
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