L’Ucraina ha bisogno di soldati per arginare l’avanzata delle forze russe sul suo territorio. Il Paese prevede di mobilitare 160.000 soldati aggiuntivi per rafforzare il proprio esercito e raggiungere una percentuale dell’85% nelle brigate.
Una decisione difficile in un Paese che ha già mobilitato più di un milione di persone. A Odessa, nel sud del Paese, gli ucraini parlano della loro paura di essere arruolati con la forza.
Sui social network circolano video che terrorizzano gli uomini. In uno di essi, girato nel centro della città di Odessa, vediamo un giovane che lotta come può, sopraffatto da una decina di uomini in uniforme nera, viene trascinato in un furgone per essere portato via al centro di reclutamento. Questi video spaventano particolarmente Sasha. Per evitare la mobilitazione, questo quarantenne difficilmente esce di casa e scansiona gli avvisi sui messaggi di Telegram che indicano in tempo reale la posizione degli agenti di reclutamento. “In via Grouchevsko c’è una folla di soldati e poliziotti… È un raid“, possiamo leggere.
Ai piedi del suo edificio, nel sud della città, Sasha osserva il viavai e ci racconta il suo terrore di unirsi al fronte. “Non voglio essere mobilitato. Ho due amici al fronte, mi hanno detto cose terribili, non posso…”confida il giovane. Infatti, ovunque sul fronte orientale, l’esercito si sta ritirando, per mancanza di armi e di soldati, mentre la legge sulla mobilitazione del 18 maggio avrebbe dovuto facilitare il reclutamento.
Sul campo, Dymitri, un agente di reclutamento, ha visto aumentare la pressione per ottenere risultati.
“L’ordine era di riportare indietro gli uomini ad ogni costo. All’inizio facevamo solo pattuglia. Ora facciamo raid nei centri commerciali, nei ristoranti.”
Dymitri, un agente di reclutamentosu franceinfo
Kola era stato arrestato il giorno prima, anche se la sua situazione familiare giustificava la sua esenzione dal servizio. Davanti al centro di reclutamento racconta la pressione psicologica subita al suo interno. “Prendono i cellulari, ti impediscono di parlare con chiunque… E se ti ribelli ti mandano in cella”.
Dymitri ha visto questi metodi diventare più comuni col passare del tempo. Fuori campo racconta la privazione di acqua e cibo, con l’unico obiettivo: arruolarsi. “Preparano i documenti, ti fanno pressione affinché firmi. E a volte funziona”. Sui social network, le scene degli imbarchi forzati sconvolgono sia i civili che non vogliono partire, sia i soldati che attendono con impazienza i rinforzi.
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