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Con il ritorno di Donald Trump, Taiwan nell’incertezza

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Donald Trump tornerà presto alla Casa Bianca e questo preoccupa le autorità taiwanesi.

Taiwan è preoccupata per la sostenibilità del sostegno americano dopo l’elezione di Donald Trump. Gli Stati Uniti sono storicamente il primo alleato dell’isola, ma il repubblicano ha creato confusione in campagna elettorale sul futuro di questo rapporto se fosse stato rieletto. Lo scorso luglio, alla domanda “Difenderesti Taiwan dalla Cina?”, aveva risposto:

“Penso che Taiwan dovrebbe pagarci per la sua difesa. Non siamo diversi da una compagnia di assicurazioni.”

Messaggio ben accolto da Taipei. Secondo il Financial Times, le autorità stanno per acquistare una grande quantità di equipaggiamento militare dagli Stati Uniti, tra cui un cacciatorpediniere. Secondo un alto funzionario della sicurezza nazionale taiwanese, sono in corso “discussioni informali” con l’amministrazione entrante.

Un interesse strategico

Dietro le quinte c’è una certa eccitazione ma Taiwan vuole essere ottimista. Quando è stata annunciata la vittoria di Donald Trump, le autorità hanno subito accolto con favore l’apertura di un “nuovo capitolo” nelle relazioni bilaterali.

Nonostante le recenti dichiarazioni del neoeletto presidente, essi restano convinti che “l’amministrazione Trump è stata forse quella che ha sostenuto di più Taiwan”, secondo Marc Julienne, direttore dell’Asia Center dell’Ifri.

L’interesse è strategico. Washington non può permettersi di perdere Taiwan. L’isola è una chiusa. Se cadesse nelle mani della Cina significherebbe che Pechino avrebbe accesso a tutta l’Asia del Pacifico, ritrovandosi così alle porte del Giappone, della Corea del Sud e delle basi americane. Alcuni parlano addirittura di una questione di sicurezza nazionale.

Musk, piantagrane?

Ma dal primo mandato di Trump, molto è cambiato. Elon Musk, “amico” di Pechino, è entrato nell’entourage del 47esimo presidente americano. La più grande fabbrica Tesla del mondo si trova a Shanghai. Fornisce la metà delle consegne globali del marchio.

Il “compagno Musk”, come lo chiamano alcuni lì, ha ricevuto onorificenze degne di un ministro durante la sua ultima visita. L’obiettivo del miliardario è preservare i suoi interessi a tutti i costi. Per fare questo va volentieri in direzione di Pechino. Nel 2023 suscitò una vivace polemica dichiarando:

“Taiwan è un po’ come le Hawaii lo sono per gli Stati Uniti, parte integrante della Cina”.

“Non sappiamo se il libero arbitrio di Elon Musk è in vendita, ma Taiwan non è in vendita”, hanno immediatamente reagito gli autosort taiwanesi. Il ministro degli Esteri aveva di sfuggita offerto un intervento: “Spero che Elon Musk possa chiedere anche al Partito comunista di consentire al suo popolo l’accesso a X”. Il social network è infatti vietato in Cina.

Questa pericolosa uscita di Elon Musk a Taiwan non è stata la prima. Nel 2022 ha suggerito che l’isola indipendente possa essere integrata nel Regno di Mezzo sotto forma di una “zona amministrativa speciale”.

Caroline Loyer: Ritorno di Trump, incertezza a Taiwan – 11/12

C’è quello che dice il capo di Tesla su Taiwan e c’è anche quello che fa. Secondo le rivelazioni del Wall Street Journal pubblicate il mese scorso, Elon Musk e Vladimir Putin sono in contatto regolare dal 2022 e il presidente russo gli ha chiesto in particolare di non attivare Starlink su Taiwan. Un “favore” concesso al presidente cinese, racconta il quotidiano americano.

Accuse respinte da entrambi i partiti ma quello che ricordiamo è che Elon Musk è visibilmente interessato alla politica estera. Resta da vedere se peserà su quello di Donald Trump.

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