Cosa resta all’Europa? Tra un mercato azionario fiacco e una moneta unica in difficoltà, i nostri concittadini potrebbero legittimamente essere gelosi degli investitori americani. E l’arrivo di Donald Trump al potere non ha fatto altro che rafforzare la tendenza predominante.
Difficile, difficile contrastare l’attuale tendenza rialzista del dollaro. L’euro ha infatti pagato il prezzo della vittoria del campo repubblicano negli Stati Uniti e ora flirta con i minimi dello scorso aprile a 1,0600, ultimo baluardo prima di quelli di ottobre 2023 a 1,0498/68. La prima resistenza si trova intorno a 1.078. Da parte sua, il cavo inglese ha appena raggiunto la media mobile del mercato azionario a 200, ora resistenza a 1,2887, aprendo la strada a una continuazione della scivolata verso i minimi di aprile a 1,2300.
Allo stesso tempo, ilUSD/JPY e ilUSD/CHF hanno continuato la loro progressione senza concretizzare la rottura attesa e si dirigono ora verso 156,84 e 0,8890 o addirittura 0,9037 in estensione.
L’USD/NOK si è appena scontrato con i massimi di maggio e luglio scorso intorno alle 11,15 per un trading range con 10,85 come supporto. Solo una rottura di questo livello consentirebbe di controbilanciare lo slancio rialzista in atto dallo scorso settembre.
Da parte sua, ilUSD/CAD si consolida tra 1.3959/75 ed il supporto a 1.3834/18 che dovrebbe essere rotto per aprire un consolidamento degno di questo nome. Al contrario, l’incrocio della resistenza confermerà la fine del consolidamento in corso dalla fine del 2022 e aprirà la strada a 1,45. L’AUD/USD e il NZD/USD hanno registrato nuovi minimi marginali ma non sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi al ribasso a 0,6493 e 0,5876. La presenza dei primi segnali positivi invita alla cautela sulle strategie di vendita che verranno chiuse in caso di superamento di 0,6670 e 0,6020.
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