Lunedì un tribunale russo ha respinto il ricorso di Ksenia Karelina, cittadina russo-americana, condannata a 12 anni di carcere per “tradimento” per aver fatto una donazione di 50 euro a un’organizzazione che sostiene l’Ucraina.
“Il ricorso della difesa è stato respinto”, “la condanna è ora esecutiva”, ha annunciato su Telegram la corte d’appello della regione di Sverdlovsk, negli Urali.
Washington, che aveva denunciato “la rancorosa crudeltà” della sentenza di primo grado del 15 agosto, accusa Mosca di arrestare deliberatamente suoi connazionali per usarli come merce di scambio destinata a ottenere la liberazione dei russi detenuti presso lo straniero.
Il 1° agosto ha avuto luogo il più grande scambio di prigionieri tra Mosca e l’Occidente dai tempi della Guerra Fredda, che ha consentito il rilascio soprattutto di giornalisti americani e oppositori russi detenuti in Russia in cambio di quello di presunti agenti russi imprigionati in Occidente.
Secondo i media russi, la signora Karelina avrebbe effettuato un trasferimento di circa 50 dollari alla ONG Razom, che fornisce assistenza materiale all’Ucraina.
Secondo la corte, questi fondi sono stati “utilizzati dalle forze armate ucraine per l’acquisto di attrezzature mediche tattiche, attrezzature, armi e munizioni”.
La corte ha precisato che il trasferimento di fondi è stato effettuato il 24 febbraio 2022, il giorno in cui Vladimir Putin ha lanciato la sua offensiva su larga scala contro l’Ucraina. “L’imputata ha ammesso pienamente la sua colpevolezza”, secondo la corte.
Ksenia Karelina, 33 anni, è originaria di Ekaterinburg, negli Urali in Russia, ma ha vissuto in California, negli Stati Uniti, dove è emigrata più di dieci anni fa e ha ottenuto la cittadinanza americana.
È stata arrestata nel febbraio 2024 in Russia, dove era andata a trovare i suoi nonni.
Dall’inizio dell’offensiva russa in Ucraina nel febbraio 2022, migliaia di persone sono state sanzionate, minacciate o incarcerate a causa della loro reale o percepita opposizione al conflitto.
Dal 2022, le autorità russe hanno aumentato gli arresti per “spionaggio”, “tradimento”, “sabotaggio”, “estremismo” o per semplice critica all’esercito, spesso con pene detentive molto pesanti.
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