Reportage
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Fortemente presa di mira da diverse settimane, la pianura del Libano orientale è stata teatro negli ultimi giorni di una pioggia di bombe. Oltre a temere per la propria vita, i residenti ora temono per un patrimonio che è l’orgoglio del Paese.
“Non siamo più solo noi e i nostri cari, è anche il nostro patrimonio e la nostra storia ad essere in pericolo”. Hussein Jamal, 37enne residente a Baalbeck, è in stato di shock. Sbalordito, questo farmacista, la cui famiglia vive da generazioni molto vicino all'antica città di fama mondiale, fatica a trovare le parole. “Non capisco, nonostante tutti i bombardamenti che ci colpiscono da più di un mese, non avrei mai pensato che gli israeliani avrebbero osato fare una cosa del genere. Ci uccidono la memoria”continua, con tremori nella voce e lacrime agli occhi.
Attorno a lui, diverse decine di persone scrutano in silenzio un panorama edificante: il giorno prima, mercoledì 6 novembre, mentre il giorno stava lentamente tramontando sulla pianura della Bekaa – situata sul fianco orientale del Paese – un missile israeliano si è schiantato in uno dei parcheggi del sito patrimonio mondiale dell'UNESCO. Da allora, il quartiere è rimasto intrappolato in un diluvio di polvere e macerie, conferendo alla “città del sole” un volto monocromatico molto triste.
Anche il dottor Saad è venuto a vedere questa scena di desolazione. “Eravamo in casa, a un centinaio di metri da qui, quando un’esplosione apocalittica ha scosso i muri. È un doppio shock, perché a quello causato dall'esplosione bisogna aggiungere un punto di rottura sul piano psicologico. Non ci sono armi né combattenti, è un santuario di pace e bellezza. Questo va oltre la comprensione, è molto
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