Visto da Tel Aviv
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Rafforzato il loro profilo dalle loro azioni in Libano e Iran, gli ufficiali israeliani stanno cercando un nuovo significato per il loro impegno militare.
Lo stato maggiore israeliano afferma di aver portato il Paese a un bivio. Da diversi giorni gli ufficiali diffondono voci secondo cui i loro principali obiettivi militari – la distruzione delle infrastrutture di Hamas e la castrazione di Hezbollah – sono quasi raggiunti. Naturalmente tutti aggiungono che non può esserci «vittoria» senza la restituzione dei 101 ostaggi israeliani, vivi e morti, ancora detenuti a Gaza. I militari affermano che ora aspettano gli ordini del loro governo, e in particolare quelli del primo ministro Benjamin Netanyahu, per sapere quale strada intraprendere.
A poco più di un anno dal trauma del massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre, gli ufficiali stilano ufficiosamente un bilancio militare piuttosto soddisfacente. Secondo l'IDF, Hamas non rappresenta più una minaccia, gli attacchi concertati contro Hezbollah ne hanno ridotto la capacità d'azione, e anche l'Iran si ritrova, dopo l'ultimo attacco del 26 ottobre, molto indebolito. Israele ha risposto all’attacco iraniano del 1° ottobre, quando sono stati lanciati 200 missili sul territorio israeliano, la maggior parte dei quali intercettati. Mili installazioni
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