I sostenitori dell’ex presidente boliviano Evo Morales sono stati presi in ostaggio venerdì 1È Novembre, a “anni venti” di soldati dopo aver sequestrato una caserma nella regione del Chapare, nella Bolivia centrale, hanno riferito fonti militari.
Del “gruppi armati irregolari” ha preso possesso di una caserma, “prendere i soldati in ostaggio” e afferrare “armi e munizioni”hanno affermato le forze armate in un comunicato stampa. Una fonte della difesa ha detto all’Agence France-Presse (AFP), in condizione di anonimato, che a “anni venti” i soldati erano stati presi in ostaggio.
In un video trasmesso dalla stampa boliviana e confermato da questa fonte, si vedono sedici soldati circondati da contadini che brandiscono bastoni. “Il reggimento di Cacique Maraza è stato preso da gruppi di Tipnis, ci hanno tagliato l’acqua e l’elettricità, ci hanno preso in ostaggio”dice un soldato nel video.
Blocchi stradali
I Tipni sono conosciuti come i territori indigeni del Chapare, dove Evo Morales ha la sua base politica più forte. Dal 14 ottobre i suoi sostenitori hanno bloccato le principali strade del Paese per protestare contro quella che considerano una “persecuzione giudiziaria” contro di lui.
L’ex presidente (2006-2019) è oggetto di un’indagine per il presunto stupro di un’adolescente, mentre era alla guida del Paese.
Oggi i suoi sostenitori chiedono anche le dimissioni del presidente Luis Arce, incapace, secondo loro, di gestire la crisi economica causata dalla penuria di valute estere.
Arce, presidente dal novembre 2020, è ormai un rivale del partito al governo, dopo essere stato suo alleato, in vista della candidatura di quest’ultimo alle presidenziali del 2025. Nonostante una sentenza che lo squalifica, Morales, 65 anni, vuole candidarsi per una carica.
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