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Investigazione Dopo la vendita di BFMTV e RMC, il multimiliardario ha ristrutturato il suo impero globale delle telecomunicazioni, soffocato dai debiti, avendo cura di proteggere i propri beni.
Sessanta miliardi di euro: è questa l'incredibile cifra dei debiti del gruppo Altice, di proprietà del multimiliardario Patrick Drahi. Un impero globale di cavi e telecomunicazioni, nato dieci anni fa dalla fusione di Numéricable e SFR. All-Paris, dice il magnate 61enne, ora in gravi difficoltà. Questo mercoledì, 16 ottobre, sera, è comunque tutto sorrisi: è champagne e pasticcini al 83 di rue du Faubourg-Saint-Honoré, per l'inaugurazione vip della nuova sede parigina della venerabile casa d'aste Sotheby's, la più risorsa glamour. Galleristi e collezionisti da tutto il mondo sono venuti ad ammirare la luminosa sala di vendita a forma di atrio, progettata nello stile degli anni '25, e una prestigiosa esposizione che riunisce Dubuffet, Fontana, Gauguin, Renoir… Sotto la brillante vernice, però , il quadro è meno roseo. Sotheby's è in perdita e soffre degli stessi problemi delle altre filiali del gruppo: risultati insufficienti per debiti eccessivi.
La vita di Patrick Drahi, imprenditore sul filo del rasoio che ha accumulato una fortuna di 8,6 miliardi di euro (secondo “Challenges”) destreggiandosi tra passaporti – marocchini, francesi, portoghesi, israeliani, cristofici –, paradisi fiscali e prestiti, assomiglia a una serie Netflix, che sembra l’impossibile regolamentazione del capitalismo finanziario globalizzato. Ma oggi il capo imprenditore sta attraversando una tempesta, che potrebbe leggere…
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