Giovedì la valuta argentina si è avvicinata alla soglia simbolica di 1.000 pesos per dollaro, continuando il suo lento deprezzamento in un contesto di inflazione ancora elevata e di austerità di bilancio. Intorno alle 18:40 GMT, il biglietto verde valeva 990,19 pesos. Mai prima d’ora la valuta argentina aveva superato i 1.000 pesos. In un anno, il valore di questa valuta rispetto al “biglietto verde”, uno dei soprannomi della valuta degli Stati Uniti, è stato quasi diviso per tre. A metà dicembre, il governo del presidente ultraliberale Javier Milei ha deciso di attuare una massiccia svalutazione, aumentando la parità da circa 366 a 800 pesos per dollaro.
Questa decisione mirava ad avvicinare il peso al suo tasso naturale, misurato dal “dollaro blu”, cioè al tasso di cambio del mercato parallelo. “Nonostante la svalutazione, la disparità (tra tassi ufficiali e paralleli) persiste”, ha commentato Andres Abadia, capo economista per l’America Latina presso Pantheon Macroeconomics. Secondo diversi siti specializzati, giovedì la parità ha raggiunto circa 1.170 pesos per dollaro sul mercato non ufficiale. “Dobbiamo fare di più”, ha detto Andres Abadia. “Il divario riflette ancora i controlli sui capitali e una mancanza di fiducia nel peso argentino”.
Allo stato attuale, il governo mantiene uno stretto controllo sulla sua valuta, che permette solo di scendere del 2% al mese. Questa misura è stata adottata in un contesto di forte inflazione, che in primavera ha raggiunto quasi il 300%. I prezzi hanno rallentato significativamente negli ultimi mesi, ma rimangono in aumento del 209% su base annua. “Ci sono progressi, ma potrebbero non essere sufficienti senza ulteriori riforme strutturali”, avverte Andres Abadia. Il governo Milei ha imposto l’austerità all’Argentina, con l’obiettivo di ridurre il deficit e risanare le finanze pubbliche.
Attraverso tagli drastici è riuscita a raggiungere un surplus di bilancio per diversi mesi. Questa estrema ortodossia di bilancio ha scatenato diversi movimenti di protesta sociale. Per gli economisti di Pantheon Macroeconomics le condizioni per una ripresa economica sono mature. Contano su una crescita del 3% nel 2026. Tuttavia, “l'attività economica resta sotto pressione”, sottolinea Andres Abadia, per il quale “la ripresa potrebbe non concretizzarsi così rapidamente come sperato”.
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