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Con i feriti di Gaza che l’Egitto vuole nascondere

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Pubblicato il 14 ottobre 2024 alle 19:54 / Modificato il 14 ottobre 2024 alle 21:57

Amai*sua madre, le sue tre sorelle maggiori e il suo fratellino hanno finalmente potuto lasciare l’ospedale all’inizio di ottobre, dopo più di otto mesi trascorsi nell’istituto pubblico senza libertà di movimento. «Qualche volta potevamo uscire per fare la spesa, ma sempre con autorizzazione e sotto scorta», spiega Rania*la madre, evacuata dalla Striscia di Gaza in Egitto a febbraio. “Eravamo 51 numerose famiglie palestinesi curate e ospitate sullo stesso piano dell’ospedale; Era diventato un inferno, i bambini litigavano per la mancanza di attività”.

Anche le strutture erano più che minime. “Solo Amal aveva diritto a un letto, il resto di noi dormiva su coperte stese sul pavimento”, aggiunge questo residente della città di confine di Rafah. La mancanza di competenze chirurgiche sufficienti all’interno della struttura per continuare il trattamento della bambina di 11 anni ha convinto infine Rania a firmare una liberatoria.

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