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una lotta incessante per le famiglie e la comunità

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Quali soluzioni per le famiglie che vivono sulle sponde dei fiumi più pericolosi del Papara? Costruite nella zona rossa, diverse decine di case improvvisate fiancheggiano il Papeiti. Due famiglie di tredici persone vengono regolarmente evacuate dalle loro case in caso di maltempo, come è avvenuto mercoledì. Sono tornati a casa venerdì 11 ottobre.

I cinque figli di Tini e i loro averi raggruppati nei sacchi della spazzatura vengono caricati sul 4*4 proveniente dalla località di Papara. Sono tra le famiglie evacuate dopo l’alluvione del loro quartiere mercoledì e sono state ospitate per due notti dal comune, mentre le piogge si calmavano.

Appena arrivata a casa, la madre, trentenne, si precipita verso il fiume situato a dieci metri da lei tariffa.

Il fiume si avvicinò alla casa. Da un giorno all’altro il fiume è cambiato. Se piove ancora dobbiamo spostarci. È stancante con i miei figli piccoli. Non so perché loro [la commune] non ci ha trattenuti più. Voglio che le cose cambino.

Tini si perde tra zone rosse, terreni indivisi e licenze edilizie… È stato il padre dei suoi figli a scegliere di vivere in questa valle dieci anni fa. E quando il Papeiti si alza dal letto, l’unica soluzione è evacuare i locali, con l’aiuto del Comune.

Dove sono loro, è zona rossa. È pericoloso. Queste sono famiglie di altri comuni, volevano venire qui a vivere a Papara, questo è il problema oggi. Ci preoccupiamo per queste famiglie… Dove li portiamo? Tutto è pagato” chiede Sonia Punua, impotente di fronte ai capricci della natura.

Pale alla mano e stivali ai piedi, Moe e i suoi giovani figli stanno ancora ripulendo le pietre che l’acqua ha depositato sulle rive dopo lo straripamento del Papeiti.

Da quando hanno squarciato sopra, l’acqua ha cominciato a salire. E ora è in viaggio. E’ sempre così.

Il fiume Papeiti è conosciuto anche come Mateoro, quello omicida. Lo scorso marzo un uomo di sessant’anni è stato travolto dalle acque.

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