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Ogni anno 400.000 persone sono colpite dall’aumento delle tasse sulle caldaie a gas

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©studio aquaArts

– Il governo spera di aumentare le proprie entrate di 200 milioni di euro.

Un duro colpo per quasi 400.000 francesi ogni anno. Dopo aver abbandonato l’idea di un divieto di vendita di nuove caldaie a gas, il governo bussa a un’altra porta: quella della tassazione. Infatti, “per rispettare le normative europee e gli obiettivi di decarbonizzazione della Francia”il progetto di bilancio 2025 prevede di aumentare il IVA sulle caldaie al 20%contro 5,5% attualmente per i modelli a condensazione e 10% per le caldaie meno efficienti.

Con questo aumento dell’IVA, il governo spera di aumentare le proprie entrate. 200 milioni di euro. “Il passaggio al 20% corrisponde ad un aumento delle tasse ingiustificato, controproducente e rischioso”denuncia Jean-Charles Colas-Roy, presidente dell’associazione Coénove, a La Tribuna. “Penalizzerà finanziariamente le famiglie più povere e questo favorirà soluzioni elettriche inefficienti perché meno costose. Penso ai radiatori ad effetto joule, che presentano tassi di perdita mostruosi”. Perché in effetti si vende a circa 400.000 caldaie a gas ogni anno in Francia.

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Per l’energia elettrica un calo meno significativo del previsto

Inoltre, per quanto riguarda l’elettricità, il governo prevede una riduzione limitata al 9% della tariffa elettrica regolamentata a partire dal 1° febbraio, a seguito dell’aumento di un’imposta che dovrebbe rappresentare 3 miliardi di euro di fatturato per lo Stato, secondo il progetto di bilancio 2025 presentato giovedì. Si tratta di adattarsi “aliquote di accisa normali fuori dallo scudo tariffario per garantire al consumatore una riduzione del 9% dell’aliquota di vendita regolamentata nel 2025 a partire dal 1° febbraio”indica il testo.

L’importo di questa tassa, che supererà l’importo pre-crisi energetica, sarà fissato con decreto a febbraio, secondo Bercy. L’obiettivo è quello “tenere conto della forte incertezza sui prezzi esentasse (il costo della fornitura, ndr) che durerà fino alla fine di dicembre 2024”è specificato nella legge finanziaria (PLF). Questo aumento al di sopra del livello prevalente prima della crisi energetica ha causato turbolenze all’interno del governo. Là Commissione per la regolamentazione dell’energia (CRE) ha annunciato a settembre che i francesi potevano aspettarsi un calo“almeno il 10%”.

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