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Come si è imposto il fronte reazionario, di Frédérique Matonti

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Pubblicato il 7 ottobre 2024 alle 17:30

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In pochi giorni Bruno Retailleau è riuscito a inserire nell’agenda politica proposte riprese dalla RN o dalla stampa Bolloré. In questa rubrica, la politologa Frédérique Matonti analizza come le idee avanzate la sera del 7 luglio governano il Paese.

Questo articolo è una rubrica, scritta da un autore esterno al giornale e il cui punto di vista non impegna la redazione.

Dal 9 giugno i cittadini, e più in generale tutti coloro che vivono in Francia, sono rimasti intrappolati in un vero e proprio caso montagne russe [montagnes russes] emotivo che ha portato, dopo lunghi ritardi, al governo più reazionario dei Ve Repubblica.

Il 9 giugno, contro ogni uso politico e istituzionale, contro ogni logica politica, ma circa trenta minuti dopo che Jordan Bardella lo aveva richiesto, Emmanuel Macron ha annunciato lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e lo svolgimento delle elezioni in tempi strettissimi e nel più breve tempo possibile. , poiché le elezioni legislative si sono svolte il 30 giugno e il 7 luglio. Nello stato dei rapporti delle forze politiche alla sera delle elezioni europee (un RN molto in testa, un partito presidenziale in difficoltà e forze di sinistra disunite che, come la lista LFI e quella guidata da Raphaël Glucksmann, anche combattuto), il Presidente della Repubblica corre il rischio (volontario o no, probabilmente non lo sapremo mai, così come il “motivo” di questa decisione) di dare la maggioranza assoluta al partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Per i numerosi elettori che, nelle ultime due elezioni presidenziali, hanno bloccato la RN, a volte nonostante le loro convinzioni politiche, per tutti coloro, oltre agli stranieri residenti in Francia, che temono giustamente l’applicazione della misura di punta della RN, la preferenza nazionale, così come la violenza razzista, lo scioglimento e le sue probabili conseguenze aprono un periodo di ansia.

La costituzione, ancora improbabile qualche giorno prima, del Nuovo Fronte Popolare al primo turno, e la dinamica del fronte repubblicano al secondo turno, di fronte alla minaccia della maggioranza assoluta del RN, hanno ribaltato la situazione. Fronte repubblicano, sostenuto essenzialmente dalla sinistra politica, associativa e sindacale, alla quale si sono uniti negli estremi alcuni leader macronisti e alcuni rappresentanti eccezionali della destra repubblicana hanno confermato per la terza volta che la maggioranza degli elettori non vuole che il Raggruppamento Nazionale vinca un’elezione importante né che decida le principali direzioni del governo. È stato quindi il sollievo, anzi la speranza, a prevalere la sera del 7 luglio.

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Appena tre settimane dopo, la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici offriva al mondo l’immagine di una Francia inclusiva, aperta e capace di avere “fiducia nel futuro”come ha sottolineato uno dei suoi ideatori, lo storico Patrick Boucheron – questo era il significato del titolo: “Andrà bene”. Anche la mascotte divenuta cult, la Frigia, adornata con la sua piccola bandiera tricolore, era come il berretto frigio da cui prendeva il nome, rivoluzionaria.

Come hanno vinto gli sconfitti

Eppure i segnali che la reazione era ancora molto presente nello spazio pubblico si sono accumulati. Innanzitutto, segnali aneddotici. Philippe de Villiers, la nuova musa ispiratrice di CNews per le sue trasmissioni “storiche”, è uno dei primi nella “catosfera” (con Marion Maréchal o l’identitario Damien Rieu) a indignarsi per l’organo domenicale della stampa Bolloré: “Tutto era brutto, tutto era svegliato”si lamenta prima di castigare l’immaginazione “pastiche dell’Ultima Cena”. Soprattutto, il periodo olimpico è diventato molto presto un pretesto per il presidente per non nominare un primo ministro. Un tempo che si è protratto fino quasi alla fine dei Giochi Paralimpici: dopo le elezioni a passo spedito, le candidature a passo di lumaca. Nel corso dell’estate le consultazioni si sono intensificate, sono stati resi noti i nomi dei possibili primi ministri, senza che si delineasse mai una soluzione. I membri del governo dimissionario governato, erano presenti sugli spalti degli stadi e sui tatami, i ministri dimissionari che sono riusciti a essere (rie)eletti deputati sono venuti a votare in Assemblea per rinominare l’ex presidente di una maggioranza sconfitta. Durante l’estate olimpica regna la vaghezza, l’assurdo si diffonde, l’arroganza presidenziale cresce.

Quattro mesi dopo lo scioglimento, furono i perdenti a vincere. Il primo ministro proviene dalle fila di un partito che conta 47 deputati, ovvero 15 in meno rispetto alla legislatura precedente. Gli ausiliari provengono dal blocco che sostiene il presidente e che ha perso quasi 100 funzionari eletti. Il governo dovrà la sua sopravvivenza solo alla buona volontà della Marina Militare. Questo fa caldo e freddo, un modo per alzare la posta e senza dubbio per ritardare in attesa dell’esito del processo contro gli assistenti parlamentari europei che si è aperto proprio nel momento in cui Michel Barnier ha assunto la responsabilità. Ma poiché il partito di estrema destra ha in mano il governo (e accetta di mangiarne) e poiché questo stesso governo comprende una percentuale significativa di sopravvissuti al villierismo, al fillonismo e al Manif pour tous, è una politica vicina a quella della RN che sembra voler mettere in atto. Da qui le dichiarazioni di colui che ne è il rappresentante più caricaturale: Bruno Retailleau. Lascia che applichi le sue proposte: non sente? “rifondato intellettualmente” il diritto, cioè raddrizzarlo e cattolicizzarlo? – o se intende praticare la triangolazione Sarkozy, è riuscito in pochi giorni a inserire nell’agenda politica proposte riprese dalla RN o dalla stampa Bolloré.

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Lo spirito reazionario dei tempi

Gli obiettivi sono soprattutto gli immigrati, mentre la legge sull’immigrazione del 2024 era già così indulgente nei confronti delle proposte del RN che Marine Le Pen ha parlato di un “vittoria ideologica”. Questa volta è l’Aiuto Medico di Stato (AME) ad essere nel mirino, nonostante i rischi che la sua abolizione comporterebbe per la salute pubblica già indebolita dalle difficoltà ospedaliere e dai deserti medici. Ma è tutto lo spirito reazionario dei tempi che viene dispiegato, anche attraverso “l’assegno sociale unico” caro al Primo Ministro, di porre fine alla presunta cultura dell’assistentato, tema promosso da parte sua dal presidente del gruppo LR all’Assemblea, Laurent Wauquiez, o giudicando che lo Stato di diritto non è né “intangibile né sacro” rafforzare ulteriormente l’arsenale repressivo. Anche un progresso in termini di libertà individuale contro i diktat religiosi, come la legge sul fine vita lasciata sul cantiere parlamentare dallo scioglimento, potrebbe essere sepolto da questo spirito dei tempi.

Sì, hanno vinto proprio gli sconfitti alle elezioni del luglio 2024, mentre per il momento hanno perso gli elettori del fronte repubblicano.

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