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La giuria del premio Albert Londres, che premia il miglior reportage scritto e audiovisivo in lingua francese dell’anno, rinuncia a malincuore ad assegnare, come previsto in ottobre, i premi 2024 a Beirut

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La giuria del premio Albert Londres, che premia il miglior reportage scritto e audiovisivo francofono dell’anno, ha rinunciato a malincuore a consegnare, come previsto in ottobre, i premi 2024 a Beirut, e li consegnerà il 4 dicembre a Parigi , ha annunciato l’associazione. “È a Beirut che avremmo voluto annunciare la preselezione” delle schede dei giornalisti “ma gli ultimi avvenimenti ci costringono a modificare il nostro progetto”, precisa l’associazione in un comunicato. “La nostra solidarietà, la nostra amicizia, la nostra stima accompagnano un Paese a noi così vicino e tutti coloro che, grazie al loro impegno giornalistico, ci permettono di conoscere, vedere e comprendere”, prosegue il testo. L’associazione Albert Londres ha rivelato l’elenco degli articoli, film e libri preselezionati per l’edizione 2024, su 111 candidature. Per l’86° premio della stampa scritta sono stati scelti: Romain Boulho (Libération), Julie Brafman (Libération), Romain Colas (AFP), Lorraine de Foucher (Le Monde), Julien Gester (Libération), Guillaume Pajot (Géo, La Croix, Libération, M le magazine du Monde) e Arthur Sarradin (Libération). Per il 40° Premio audiovisivo, Antoine Izambard e Nolwenn Le Fustec sono stati selezionati per “Cina: operazioni segrete” (France Télévisions), Maxime Priou e Arthur Rayssiguier per “Brasile: il clown di cracolandia” (Arte reportage), Martin Boudot, Mathilde Cusin e Manon de Couët per “Série Vert de rage” (France 5), Solène Chalvon Fioriti e Mortaza Behboudi per “Nous, jeunesse(s) d’Iran” (France 5), e Antoine Védeilhé e Germain Baslé per “Philippines: the piccoli forzati d’oro” (Arte reportage). Per l’ottavo Premio del Libro, Étienne Bouche è stato nominato per “Memoriale all’oppressione russa. La lotta per la verità” (Éd. Plein Jour), Clara Marchaud per “Un mese di febbraio così lungo. Storia intima della guerra in Ucraina” (Éd Plein Jour), Camille Vigogne Le Coat per “Les Raptors” (Les Arènes) e Martin Untersinger per “Spiare, mentire, distruggere – Come il cyberspazio è diventato un campo di battaglia” (Grasset). L’anno scorso il giornalista belga Wilson Fache ha vinto il premio della scrittura per i suoi articoli sulla stazione degli autobus di Tel Aviv, sull’Afghanistan e sull’Ucraina. Hélène Lam Trong si è distinta per il suo documentario “Daech, the Phantom Children” (trasmesso su France 5) e Nicolas Legendre ha vinto il Premio del libro per “Silence in the Fields” (edizioni Arthaud). Creato nel 1933 in omaggio al giornalista francese (1884-1932), padre del grande giornalismo moderno, il premio è dotato di 5.000 euro per ciascuno dei vincitori, che devono avere meno di 41 anni.

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