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Donald Trump: i pericoli del protezionismo

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IL MONDO CHE SI MUOVE. Donald Trump promette di aumentare ulteriormente i dazi doganali. Aumenti che, secondo il Centro per gli studi di prospettiva e l’informazione internazionale, causerebbero un calo del commercio globale di merci.

Donald Trump, che nel 2018 ha aumentato i dazi doganali del 25% su pannelli solari, acciaio e alluminio, oltre che su molti prodotti made in China, punta ad andare ancora oltre se venisse rieletto.

Promette di aumentare queste tasse del 10% su tutte le importazioni di beni americani e del 60% sulle importazioni dalla Cina.

Ma se queste misure venissero messe in atto, entro il 2035 il commercio globale di beni sarebbe inferiore dal 3 al 7% rispetto a quello che sarebbe stato senza una guerra commerciale”, spiega Antoine Bouët, direttore del Centro per gli studi prospettici e sostenibili. informazioni internazionali.

Il commercio tra Washington e Pechino sarebbe particolarmente colpito. Le importazioni americane dalla Cina diminuirebbero dell’80%, mentre le esportazioni dei produttori americani verso la Cina diminuirebbero del 70%.

Il consumatore americano, prima vittima

Secondo il Fondo monetario internazionale, la stragrande maggioranza degli aumenti tariffari introdotti da Trump sono stati pagati dai consumatori americani.

I dazi vengono riscossi dal conto dell’importatore statunitense quando il prodotto fabbricato all’estero arriva al porto. L’azienda importatrice può poi decidere di assorbire il costo oppure di scaricarlo in tutto o in parte sull’acquirente dei suoi prodotti, e quindi sul consumatore.

Dall’era Trump, secondo le autorità, i dazi doganali sono costati agli americani più di 230 miliardi di dollari. Più della metà di queste somme sono state raccolte dall’amministrazione Biden.

Caroline Loyer: Trump, i pericoli del protezionismo – 02/10

Più posti di lavoro persi che posti di lavoro creati

I dazi doganali introdotti da Donald Trump hanno contribuito a creare posti di lavoro, ma le guerre commerciali, in particolare con la Cina, ne hanno causato la perdita ancora maggiore.

Già nel 2019, gli economisti della Federal Reserve avevano notato un netto calo dell’occupazione nel settore manifatturiero e si rammaricavano che i dazi doganali “non avessero stimolato l’occupazione o la produzione”.

Secondo la Tax Foundation, l’aumento dei costi di importazione per i datori di lavoro statunitensi ha comportato la perdita di 166.000 posti di lavoro negli Stati Uniti. Uno studio dell’US-China Business Council stima che il numero sia di quasi 250.000.

Tuttavia, molti americani sembrano apprezzare il protezionismo di Trump. Al di là delle convinzioni politiche, molti credono che la Cina utilizzi pratiche commerciali sleali.

La ricerca mostra che “i residenti delle regioni statunitensi la cui occupazione è concentrata nei settori più esposti ai dazi hanno meno probabilità di identificarsi come democratici”. Nel 2020 hanno votato più del solito per Donald Trump.

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