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Il petrolio affonda nella prospettiva di un eccesso di offerta

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Londra (awp/afp) – Martedì i prezzi del petrolio sono scesi, l’imminente riapertura dei rubinetti dell’oro nero in Libia, combinata con la prevista fine dei tagli dell’OPEC+ a dicembre, ha controbilanciato l’aumento del rischio geopolitico.

Intorno alle 9:30 GMT (11:30 CET) il prezzo di un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a dicembre, che è il primo giorno utilizzato come contratto di riferimento, è sceso del 2,12% a 70,18 dollari.

Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna a novembre, ha perso il 2,33% a 68,58 dollari.

“Nonostante la nuova escalation del conflitto in Medio Oriente, il mercato petrolifero sembra fiducioso che le esportazioni di petrolio dal Golfo Persico non saranno influenzate”, dicono gli analisti di Energi Danmark.

L’Iran ha infatti affermato che non schiererà combattenti in Libano e Gaza.

Martedì sono scoppiati combattimenti nel sud del Libano, dove l’esercito israeliano ha lanciato un’offensiva di terra contro Hezbollah, sostenuto da Teheran.

Questo attacco segue una settimana di intensi bombardamenti da parte di Israele contro il movimento islamico, che hanno provocato centinaia di morti.

Sui prezzi pesano invece le informazioni della stampa finanziaria secondo cui martedì la Libia “potrebbe ripristinare le esportazioni di greggio”, spiega John Plassard, analista di Mirabaud.

Il Parlamento libico, con sede nell’est del paese, ha votato lunedì per nominare un nuovo governatore della Banca Centrale della Libia (BCL), ponendo fine a una crisi durata un mese che ha portato alla chiusura degli impianti delle compagnie petrolifere e a enormi perdite finanziarie .

L’allentamento saudita

In risposta alla cacciata del governatore della BCL da parte del governo di Tripoli (ovest), i loro rivali orientali, non riconosciuti dalle Nazioni Unite, hanno fermato la produzione e le esportazioni di petrolio il 26 agosto.

Secondo la National Oil Company (NOC), questo blocco petrolifero ha dimezzato la produzione portandola a circa 600.000 barili al giorno (rispetto agli 1,2 milioni precedenti).

La prospettiva di un mercato sbilanciato è alimentata anche dalla “speculazione secondo cui l’Arabia Saudita potrebbe allentare le riduzioni volontarie della produzione entro dicembre”, afferma Plassard.

Altri sette membri dell’OPEC+ (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei loro alleati) prevedono di ripristinare gradualmente la produzione di 2,2 milioni di barili al giorno a partire da dicembre.

Per prepararsi a ciò, mercoledì si riunirà il Comitato ministeriale congiunto di monitoraggio (JMMC) dell’alleanza.

Inoltre, le prospettive di una riduzione dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed) inferiore al previsto entro la fine dell’anno sostengono il dollaro, la valuta utilizzata preferibilmente per gli acquisti di petrolio, che fa scendere i prezzi.

L’ipotesi favorita dagli investitori di un calo di 0,75 punti percentuali in totale entro la fine dell’anno è stata infatti mitigata lunedì dal capo della Fed, Jerome Powell, che ha ribadito che lo scenario centrale dell’istituzione monetaria resta quello di due riduzioni consecutive di 0,25 punti percentuali, a novembre e dicembre, ovvero 0,50 punti in totale.

cazzo/zap/eb

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