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l’imputato resta murato nel suo silenzio

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Ma l’esercizio è fallito questo giovedì, ultimo giorno del processo per l’omicidio di Rebecca, 51 anni, commesso il 16 luglio 2021 a Buziet. Thomas Rodriguez, 24 anni, è rimasto murato nel suo silenzio.

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Il presidente Gilles Neyrand, poi il procuratore generale Sébastien Baraldi e infine l’avvocato difensore Antoine Tugas, si sono alternati nel tentativo invano di scoprire le motivazioni che hanno spinto questo giovane a colpire a calci la vittima.

Una “quindici fratture” alla testa

L’agghiacciante rapporto del medico legale ha messo la corte di fronte all’orrore del suo atto. La descrizione clinica delle “quindici fratture” annotate sulla testa del cinquantenne è insopportabile per i cari di Rebecca che lasciano la stanza in lacrime. Le urla di una delle sue tre sorelle lacerano i cuori nella stanza.

Il padre di “Peanut” si ritrova solo, in prima fila, ad affrontare il calvario della figlia. Dritto in giacca e cravatta, lo sguardo fisso, le mani appoggiate sulle cosce, non lascia trapelare nulla delle sue emozioni. La sua dignità esige rispetto.

“Era un pilastro della famiglia. Ci ha portato amore, pace. “C’era il sole”, confida la più giovane della famiglia, riportando un po’ in vita questa sorella tragicamente morta. “I viaggiatori sono molto diffidenti. Avevamo paura per lei ed è successo. Non se lo meritava”, singhiozzò.

“Volevi finirlo? »

Anche di fronte a tutto questo dolore, Thomas rimane in silenzio. “Ho lavorato molto su me stesso”, dice, senza troppa convinzione. Ma non dirà nulla di questo eccesso di “odio e risentimento” che avrebbe guidato la sua azione. “Non lo so”, sussurra più volte il giovane senza riuscire ad andare oltre.

“Ho posato la bici e ho lanciato un sasso”, mormora Thomas, tornando sul piccolo sentiero erboso dove ha lasciato Rebecca priva di sensi. “Stai mirando?” » chiede il presidente. “Non necessariamente.” “Sta cadendo. Gli ho dato due calci in testa”, continua. “Volevi finirlo? » Gilles Neyrand lo spinge. Thomas scuote la testa in segno di no.

“Se fossi stato su questa strada, avrei corso anch’io un rischio? » ha sondato un’ultima volta il presidente senza ottenere risposta.

Il dibattimento riprende alle 13,30 con l’arringa conclusiva dell’avv. Julien Marco, avvocato della parte civile, seguita dall’arringa conclusiva. A fine giornata verrà emessa la sentenza.

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