Il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio di 3 ostaggi israeliani segnano un passo fondamentale verso la pace dopo 15 mesi di guerra devastante. Ma la tregua resta precaria e…
Nel primo giorno di una tregua duramente negoziata tra Israele e Hamas, tre ostaggi israeliani sono stati rilasciati domenica e trasferiti in Israele, portando un barlume di speranza in un territorio devastato da più di 15 mesi di una guerra mortale. Mentre a Gaza le armi tacciono, migliaia di sfollati palestinesi hanno iniziato un precario ritorno a ciò che resta delle loro case, spesso ridotte in uno stato di rovina.
Liberazione degli ostaggi e inizio della tregua
Nonostante un ritardo di quasi tre ore rispetto al previsto, dovuto a complicazioni sul posto secondo Hamas, il cessate il fuoco è finalmente entrato in vigore alle 09:15 GMT. Punto cruciale dell’accordo: la liberazione dei tre ostaggi israeliani, Emily Damari, 28 anni, Doron Steinbrecher, 31 anni, e Romi Gonen, 24 anni, che sono stati ufficialmente consegnati al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ) a Gaza prima di attraversare il confine.
Emily, Doron e Romi stanno finalmente tornando a casa. E’ un momento di grande emozione.
Il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano
In cambio, Israele si è impegnato a rilasciare circa 1.900 prigionieri palestinesi nelle prossime sei settimane, di cui 90 a partire da domenica secondo Hamas. Tra questi, Zakaria al-Zoubeidi, ex leader locale del braccio armato di Fatah, incarcerato nel 2019.
Un cessate il fuoco provvisorio e fragile
Se l’entrata in vigore dell’accordo alimenta la speranza di una pace duratura a Gaza, resta d’obbligo la cautela. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che si tratta di “un cessate il fuoco temporaneo” e che Israele si riserva “il diritto di riprendere la guerra se necessario”. Hamas, da parte sua, ha sottolineato che la tregua dipende dal “rispetto dei suoi impegni” da parte di Israele.
La portata della distruzione a Gaza
Pochi minuti dopo l’inizio della tregua, l’ONU ha annunciato l’arrivo dei camion dei primi aiuti in questo territorio dove la stragrande maggioranza dei 2,4 milioni di abitanti è sfollata a causa della guerra. Un sollievo per una popolazione in preda alla carestia e di fronte ad un paesaggio apocalittico di macerie.
Non è rimasto niente.
Walid Abou Jiab, residente a Jabalia, nel nord di Gaza
Secondo fonti vicine alla vicenda, l’offensiva israeliana lanciata in rappresaglia all’attacco del 7 ottobre ha causato almeno 46.913 morti palestinesi, la maggior parte dei quali civili. Un rapporto ritenuto attendibile dall’Onu. Da parte israeliana l’attacco e la guerra sono costati la vita a 1.210 persone, soprattutto civili.
Prossimi passi dell’accordo
L’accordo di cessate il fuoco prevede tre fasi. Il primo, della durata di sei settimane, dovrebbe consentire l’ingresso quotidiano di 600 camion di aiuti a Gaza e il rilascio di 33 ostaggi israeliani, tra cui due franco-israeliani. I termini delle fasi successive, finalizzate alla liberazione degli ultimi ostaggi e poi alla ricostruzione di Gaza, verranno negoziati in seguito.
Dopo tanto dolore, distruzione, perdita di vite umane, oggi a Gaza le armi hanno taciuto.
Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, nel suo ultimo giorno in carica
Nonostante le speranze ancora fragili, questo cessate il fuoco e i primi passi verso la sua attuazione costituiscono un importante passo avanti verso la risoluzione del conflitto, dopo più di 15 mesi di guerra che ha lasciato Gaza in rovina e la sua popolazione ferita. . La comunità internazionale, come il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, chiede ora alle parti di rispettare i propri impegni per garantire una pace duratura.