È morto a 78 anni il gigante del cinema americano David Lynch, regista di Mulholland Drive e Twin Peaks. Omaggio a un artista multidisciplinare autore di un’opera mostruosa, inclassificabile e unica.
Annunciando la sua scomparsa in un post su Facebook giovedì, la sua famiglia ha concluso: “È una bellissima giornata con un sole dorato e un grande cielo azzurro”. Un cenno a uno dei suoi passatempi preferiti degli ultimi anni, quando, su Twitter, commentava giorno dopo giorno il meteo di Los Angeles dal suo laboratorio, con l’autorevolezza di chi può predire il futuro e lo stupore infantile dell’ispirato artista . Oggi Hollywood sta bruciando e David Lynch non esiste più. Autore di dieci lungometraggi simbolo di una carriera durata quasi 60 anni, Lynch è stato anche pittore, fotografo, scultore, musicista, scrittore, designer e molte altre cose.
La sua opera mostruosa, ibrida, inclassificabile e in definitiva ineguagliabile rimarrà una delle più importanti dell’arte contemporanea in senso lato (la prova: il suo nome da allora è diventato un aggettivo). Con, ovviamente, opere di punta, come il film sperimentale cult Gomma da cancellare (1977), il suo primo lungometraggio, Cuore selvaggio (1990) et Mulholland Drive (2001), che gli è valso due premi a Cannes (rispettivamente la Palma d’oro e il premio per la miglior regia), senza dimenticare la serie Cime gemelle (1990-2017), niente più e niente meno che una rivoluzione televisiva.
Contemporaneo di Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Steven Spielberg, George Lucas e Terrence Malick, Lynch si è ampiamente differenziato da loro per aver tracciato la propria strada, creato le proprie regole, sviluppato il proprio linguaggio. Meglio di così: fin dai suoi primi film, ha portato a termine la sfida pericolosa, se non impossibile, di rendere popolari le sue visioni a volte imperscrutabili. COSÌGomma da cancellareun film horror in cui un uomo si rifugia in uno strano mondo parallelo per sfuggire alla sordida vita quotidiana con il suo bambino deforme. Nella sua prima vita, il film si è affermato come un’attrazione, con le sue proiezioni previste a mezzanotte e questi badge distribuiti agli spettatori all’uscita, che proclamavano con orgoglio: “L’ho visto!” (“L’ho visto!”).
Sei decenni dopo, Gomma da cancellare non ha perso nulla della sua terrificante influenza e continua ad affascinare e disgustare anche gli spettatori più affezionati. Tra i primi fan ad essere perseguitati dalle immagini cupe e surreali del film c’è stato il comico Mel Brooks, che, lasciando una proiezione privata, si è avvicinato a Lynch e ha detto: “Dannazione! Sei completamente pazzo! Ti adoro!” Allo stesso tempo, Brooks si è offerto di dirigere la sua nuova produzione: L’Uomo Elefante (1980).
L’Uomo Elefante, dice Lynch
L’opera cinematografica di David Lynch è così eterogenea che sarebbe necessario sezionare ciò che è lynchiano per natura o per scelta. Velluto blu (1987), Cime gemelle, Impero interno (2006)? Lynchiani per natura, ovviamente. Il video promozionale dell’album Pericoloso (1991), di Michael Jackson, che mescola animazione 3D, disegni e collage? Meno ovvio, certo, ma uguale. Duna (1984)? Nel bene e nel male, un film cult di David Lynch, ma non così lynchiano. Come in una celebre pubblicità della Barilla con Gérard Depardieu, in cui l’attore caduto, per consolare una bambina caduta dalla bicicletta, si precipita in cucina e improvvisa un bel piatto di pasta.
In questo modo, L’Uomo Elefante deve essere visto come questo film che riesce a catturare tutta l’essenza dell’artista. Non mancherà ovviamente il virtuosismo surrealista mai eguagliato Mulholland Driveil suo capolavoro sul grande schermo e l’universo di Cime gemelleun albero del mondo di archetipi lynchiani, fulmini creativi e inquietudini esistenziali, ma niente più che L’Uomo Elefante sarà riuscito nell’autoritratto di un artista visionario.
Lynch si immaginava come Frederick Treves, il medico e protettore di John Merrick (John Hurt), ma in realtà si rivelò essere quest’ultimo, il lato del “fenomeno da fiera” che lo trasforma in una star del cinema mondiale, ma la cui sincerità, spontaneità , l’impegno per l’arte e il romanticismo hanno continuato a irradiarsi, immutati, nel tempo. Tanto da spacciare anche uno spot invecchiato male per un’“opera” di colui che è stato, a tutti gli effetti, l’ultimo surrealista.
Attori preferiti
Avendo così concluso la carriera di David Lynch, con una moltitudine di stranezze che regolarmente danno origine a opere totem, è ancora necessario menzionare La storia vera (1999). Il film, prodotto dalla Disney e narrato in modo molto lineare, senza alcuna stranezza nella storia o nella messa in scena (se di questo si tratta, “Lynchian”), racconta la storia di un contadino che sale sul suo trattore per percorrere un lungo viaggio al fratello morente, è senza dubbio il suo rapporto più intimo.
Lynch aveva bisogno della città per fiorire come artista (Filadelfia, dove studiò Belle Arti e fece le sue prime mostre alla fine degli anni Sessanta, poi Los Angeles e Parigi), ma nei suoi film, come nelle sue opere pittoriche, lascia sempre trasparire una pezzo del ragazzo nato nel Missouri e cresciuto nella campagna americana. Dopotutto, i suoi personaggi sono sempre persone comuni: è il mondo che li circonda a confinarli nella stranezza, come Sailor (Nicolas Cage) e Lula (Laura Dern), così accecati dal loro amore che faticano a vedere l’inferno che si scatena attorno a loro.
La vita è molto, molto complicata e quindi dovremmo permettere che lo siano anche i film
Naturalmente, l’universo di David Lynch è soprattutto un sogno e un incubo, che mette l’individuo a confronto con se stesso con i suoi elementi di mistero, fantasia, perversione, simboli indecifrabili, ma anche umanesimo, tenerezza, divertimento e commedia. Il suo mondo parallelo ed enigmatico, in linea con Francis Bacon, si riconosce dai suoi simboli tanto suggestivi quanto indecifrabili (il regista ha addirittura convalidato una cronologia casuale delle Mulholland Drivebasato sugli oggetti del film), al suo modo di erotizzare il mistero (o, al contrario, di tormentare la nozione stessa di erotismo), e, naturalmente, ai suoi attori preferiti: il sempre fedele Jack Nance (il protagonista diGomma da cancellareche reciterà in tutti i film di Lynch fino alla sua morte nel 1996), o le icone Kyle MacLachlan, l’eterno agente Dale Cooper di Cime gemellee Laura Dern, alla quale ha dedicato tutto il suo ultimo lungometraggio, Impero interno.
Due mostre in Lussemburgo
Dopo questo film-testamento, David Lynch ha chiuso (più o meno) il cinema e si è dedicato anima e corpo a tutte queste attività “accessorie” che aveva sempre praticato nell’ombra. Disegni, dipinti, sculture, collage, mobili… Nel 2018, con Angelo Badalamenti, ha pubblicato un album di free jazz che l’ideatore e compositore di Cime gemelle avevano registrato insieme nel 1991 sotto il nome di Thought Gang. Nel 2016 tre documentaristi che avevano prodotto il making of complementare Impero interno esci David Lynch : La vita artisticauno sguardo raro su Lynch come artista visivo, un documento senza dubbio più essenziale di qualsiasi biografia per avvicinarsi al suo mondo.
Tranne il suo, Spazio da sogno (2018), scritto, necessariamente, secondo un concetto unico, ogni capitolo contiene una versione della storia scritta dalla giornalista Kristine McKenna, basata su ricerche e interviste, e la versione “rivista e corretta” di Lynch, che specifica, commenta, divaga… Già nel 2011, a Parigi, apriva il Silencio, un club intitolato e progettato interamente da David Lynch in onore dell’omonimo club di Mulholland Drive.
Quando non era nel suo studio californiano, Lynch si trovava soprattutto nella capitale francese, dove la sua attività di artista visivo ha avuto grande risalto: la Fondazione Cartier ha fatto conoscere in tutto il mondo le sue opere e le sue installazioni (il che si tradurrà anche, in oltre a mostre, documentari e monografie, in un’improbabile collaborazione tra Lynch e il brand di streetwear Supreme) e l’artista amava recarsi al laboratorio Idem per fare litografia.
È qui che lo ha incontrato il gallerista lussemburghese Alex Reding, laboratorio utilizzato anche da Damien Deroubaix, uno dei suoi artisti. Risultato: Lynch ha realizzato una prima mostra di una ventina dei suoi disegni in Lussemburgo nel 2011, alla galleria Nosbaum-Reding, poi il Cercle Cité presenta “Small Stories” nel 2023, una grande mostra monografica che riunisce una raccolta di immagini in cui mescola tecniche (fotografia, disegno, collage, ecc.) e i suoi primi tre cortometraggi. Il fatto di non poter andare, in entrambi i casi, in Lussemburgo, questa assenza-presenza che mette al centro il lavoro artistico ha reso questi eventi ancora più… Lynchiani.
Questi film
1977 Gomma da cancellare
1980 L’uomo elefante
1984 Duna
1986 Velluto Blu
1990 Cuore selvaggio
1990-1991 Cime gemelle
1992 Twin Peaks: Fuoco cammina con me
1997 Autostrada perduta
1999 La verità
2001 Mulholland Drive
2006 Impero interno
Twin Peaks 2017: Il ritorno