Uno sguardo limpido e schietto sotto una grande ciocca di capelli castani e un’immancabile giovialità: è questo che colpisce al primo sguardo di Nicolas, più della sedia a rotelle con cui convive volente o nolente da quando aveva 14 anni. Nicolas, però, assicura dirci che è il più “fortunato” degli uomini! È vero che la Provvidenza lo ha benedetto con una famiglia numerosa, unita e calorosa, crogiolo della sua fede in Dio. Per il resto sta meno bene! A 8 anni e mezzo gli viene diagnosticata la malattia di Duchenne e la speranza di vita è di circa trent’anni. Pochi mesi dopo, il cuore di suo figlio fu “scioccato” dall’annuncio del divorzio dei suoi genitori e “traumatizzato” da un devastante terremoto avvenuto sulla terra giapponese dove viveva da quando aveva 3 anni. Al suo ritorno in Francia, all’età di 9 anni, perde gradualmente la sua autonomia fino a dover rinunciare a camminare nel 2015.
A parte un forte dispiacere quello stesso anno, nulla scoraggiò il giovane: strinse amicizie a tutto tondo, si iscrisse all’AFM (Associazione francese per le miopatie) fin dalle scuole medie, scoprì la passione per il teatro, praticò tutti gli sport possibili prima della malattia. lo ha costretto a rinunciarvi (tennis, badminton, ping-pong, ecc.), si è cimentato con la musica.
La storia potrebbe finire qui: quella di un ragazzo dinamico e socievole, indebolito da una malattia molto debilitante e che, sapendo che il suo tempo è limitato, sfrutta al massimo la sua vita. «La morte non è per me una spada di Damocle che genera ansia», assicura. “Al contrario, poiché fa parte del mio orizzonte da molto tempo, decuplica la mia voglia di vivere!” Un desiderio divorante che nulla ostacola. Ancora ! Nell’aprile del 2023, un altro scherzo del destino: da un giorno all’altro, Nicolas ha quasi perso la vista, è finito in ospedale, si è sottoposto a visite mediche… e la notizia è arrivata, implacabile: aveva la sclerosi multipla. “Avevo una possibilità su 60 milioni di combinare queste due malattie”, sospira. “Tuttavia! Sono grato per ciò che la vita mi ha dato. Un padre molto impegnato al mio fianco, una famiglia (ricomposta) d’oro, grandi amici di ogni ceto sociale e la possibilità di sapere che Dio è al mio fianco, una volta per tutte”.
Gioia e fede innegabili
Perché è la fede che allarga i suoi orizzonti e gli dà una mente d’acciaio. Una fede ereditata dai suoi genitori alla quale diede solo relativa importanza fino alla confessione avvenuta a Lourdes l’anno in cui compì 16 anni. Una confessione che, insiste, lo “cambia radicalmente” e lo riempie di una serenità inalterabile. “Ho sentito una presenza d’amore che ha riempito tutto il mio cuore”, testimonia. “Avevo tanta gioia dentro di me che non potevo fare altro che sorridere, sorridere a questa presenza divina, sorridere alla tenerezza dei miei cari, sorridere alla bellezza della mia vita”.
Ho anche capito che ognuno ha i propri punti deboli, che mettono alla prova gli altri.
Da quel giorno si è stretto un legame speciale con il santuario mariano: egli vi si reca ogni anno con la famiglia per il Pellegrinaggio nazionale dell’Assunta, non dalla parte dei malati, ma da quella degli operatori sanitari. «La relazione d’aiuto per me è di estrema importanza», spiega: «All’inizio ho messo da parte il mio orgoglio e mi sono costretto a chiedere aiuto a tutti. Mi sono accorto che gli altri erano felici di portarmelo, che ha generato grandi incontri. Quindi mi impegno anche a mettermi al servizio di tutti”. E ha aggiunto, convinto: «Mi sono anche reso conto che ognuno ha le proprie fragilità, che mettono in discussione gli altri. La nostra umanità si rivela in questo scambio”.
Un atto di equilibrio con la malattia
Questa osservazione gli aprì gli occhi sulla sua vocazione: aiutare chi è intrappolato in una difficoltà o fatica a trovare la propria strada. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza con la forza del polso, Nicolas ha deciso di diventare allenatore. È appena entrato in una scuola a Lione, dove vive da diversi anni in un alloggio condiviso con un amato cugino che è anche uno dei suoi accompagnatori. Perché questo instancabile conquistatore è oggi dipendente in tutti i gesti della vita quotidiana: vestirsi, fare la doccia, mangiare… Fa fronte alla fatica che può piombargli addosso senza preavviso.
Ma non riesce a costringerlo a rinunciare alla sua attività: oltre agli studi (il controllo vocale del suo computer gli è un grande servizio quotidiano!), è assiduo nella cappellania, nei corsi di teatro d’improvvisazione, nelle lezioni settimanali di francese -Sessioni di conversazione giapponese… “Durante il COVID”, dice, “ho deciso di imparare il giapponese, solo per riconnettermi con la mia infanzia. La mia curiosità per questa cultura ha continuato a crescere fino a diventare una passione.” La passione, avrai capito, è il suo motore trainante. E la gratitudine, il suo carburante: «Siamo grati per quello che siamo e per quello che il mondo ci dà», esulta. Quando l’appetito è buono, tutto va bene!