testimonia il cugino di Ofer Kalderon, ostaggio franco-israeliano liberato con l’accordo di tregua – Libération

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“L’ho saputo solo poche ore fa da Hadas Jaoui-Kalderon, la sua ex moglie”, dice al telefono, a Liberazione, Ifat Kalderon. Il cugino di Ofer Kalderon reagisce alle dichiarazioni, riprese da Emmanuel Macron questo venerdì 17 gennaio, che annunciava il rilascio di due ostaggi franco-israeliani, tra cui Ofer, 54 anni, dalla prima fase della tregua tra Israele e Hamas. Sperando già da domenica, forse lunedì, il cessate il fuoco è stato annunciato mercoledì, ma il governo israeliano dovrà ancora approvarlo venerdì 17 gennaio. Giorni interminabili di attesa e di “stressante” per chi spera da più di quindici mesi nel ritorno dei propri cari tenuti nelle mani di Hamas.

Il sollievo non è completo per questo membro della famiglia che vive in Israele: “Non ho notizie sulla sua situazione né sul suo stato di salute. Non so nemmeno se sia vivo o morto, spero solo che sia vivo.” Ma anche se venisse riportato indietro vivo, Ifat Kalderon teme lo stato in cui tornerà suo cugino. “Temo che gli ostaggi godano di condizioni di salute peggiori di quelle di la prima tregua nel novembre 2023. Penso che dovremmo aspettarci di avere un quadro scioccante e che le loro condizioni non siano buone”. Spera solo che la sua salute glielo permetta. “Iscriviti il ​​più rapidamente possibile. Anche in ospedale.”

“Non ci crederò finché non mi appariranno tutti davanti agli occhi”

Anche se non disponiamo ancora di dettagli sulle modalità del loro rilascio o sulla data precisa, questo ardente attivista per la liberazione degli ostaggi è convinto che “ssono quattro figli [d’Ofer, ndlr] sarà presente alla frontiera. Due di loro sono stati rapiti anche a Gaza per 52 giorni. Prima del loro rilascio, sotto le richieste del padre che si trovava nello stesso tunnel, e chi “non volevo morire a Gaza”glielo avevano promesso “lottare per sé e per gli altri”, ci confida colui che ha perlustrato le manifestazioni contro Benyamin Netanyahu. “Ci ha chiesto di fare di tutto per la loro liberazione, ha detto. Ed è quello che abbiamo fatto, ci siamo mobilitati, abbiamo manifestato e questa lotta non si fermerà subito. Anche dopo il rilascio di Ofer”. Perché, anche se fosse stato tra i primi a essere liberato, “tutti, nessuno escluso, devono ritornare”continua.

Una determinazione che non gli impedisce di esprimere riserve sul prosieguo delle fasi di rilascio. “Temo che saranno compromessi.” è preoccupata, mentre l’estrema destra israeliana continua a lottare per far fallire l’accordo. “Non crederò a quello che stiamo attraversando finché non saranno tutti davanti a me. Non possiamo averne solo alcuni. Se non tornano tutti, Israele non avrà futuro”. conclude.

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