l’attesa delle famiglie degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi a due giorni dai primi rilasci

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Durante una manifestazione a Tel Aviv (Israele), lunedì 13 gennaio 2025, per chiedere il rilascio immediato degli ostaggi tenuti da Hamas nella Striscia di Gaza. OHAD ZWIGENBERG / AP

Come dopo il 7 ottobre 2023, i visetti rossi di Ariel e Kfir Bibas sono riapparsi sulla prima pagina dei media israeliani. Venerdì 17 gennaio, a due giorni dalla prima liberazione degli ostaggi, prevista per domenica dall’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, approvato in serata dal governo israeliano, questi bambini molto piccoli – avevano otto mesi e mezzo e 4 anni vecchi quando furono rapiti dal Kibbutz Nir Oz, insieme ai loro genitori – sono in cima alla lista che riunisce le trentatré persone che potrebbero essere liberate durante la prima delle tre fasi dell’accordo; in totale, nell’enclave palestinese sono ancora detenuti 94 ostaggi, di cui 34 dichiarati morti dall’esercito israeliano.

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In Israele e altrove, il destino di questi bambini ha cristallizzato la compassione nel 2023, soprattutto dopo la trasmissione di un video che mostrava la madre che li abbracciava in una coperta, durante il rapimento. Ma nessuno osa rallegrarsi della loro ricomparsa sui media, poiché le incertezze sull’attuazione dell’accordo sono ancora notevoli.

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