Messa di omaggio a Jean-Marie Le Pen: emozione e profumo di unione dei diritti

Messa di omaggio a Jean-Marie Le Pen: emozione e profumo di unione dei diritti
Messa di omaggio a Jean-Marie Le Pen: emozione e profumo di unione dei diritti
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L’omaggio reso a Jean-Marie Le Pen, questo 16 gennaio, a Val-de-Grâce a Parigi, chiude un lungo periodo nella storia della destra patriottica francese. Il Menhir, che tante volte è tornato nel gioco politico, questa volta si ritira definitivamente. Abbiamo dovuto ascoltare il silenzio religioso di queste migliaia di francesi, alcuni in ginocchio durante la cerimonia. Bisognava vedere questa famiglia divorata, ferita dalla politica ma anche commossa, attraversare il cortile di Val-de-Grâce con gravità e semplicità. Dovevi ascoltare il commovente discorso di Marie-Caroline Le Pen, che assume l’origine semplice di suo padre, il suo carattere non facile, ma esprime il suo affetto filiale attraverso silenzi e lacrime che vanno oltre le parole. Bisognava guardare le bandiere dei Berretti Verdi sventolare sui gradini. Era un momento francese, davanti a questa cappella fatta costruire da Anna d’Austria per ringraziare il Cielo di averle donato un figlio, il futuro Luigi XIV, come ricorderà il sacerdote celebrante. Una messa dignitosa, decorata con magnifici canti, preghiere, evocazione della Francia, quella che resta e merita i grandi sacrifici, della Bretagna, della Legione, del popolo francese.

Le Pen ha rifiutato di soffermarsi sul passato, ha preferito il futuro, ha detto sua figlia. E il futuro, infatti, sembrava invitarsi in quella grigia mattinata. C’erano ovviamente Marine Le Pen e Jordan Bardella, presidente della RN. Abbiamo visto in chiesa diversi deputati della RN, non sempre i più teneri con la figura di Jean-Marie Le Pen. Abbiamo visto Marion Maréchal, nel corteo familiare. Ha tenuto un discorso pieno di passione e rispetto. Il suo intervento dimostra che la riconciliazione familiare non è una finzione. Abbiamo visto Éric Ciotti chiacchierare con Zemmour e Villiers. Ancora più sorprendente, abbiamo visto lo stesso Zemmour salutare con emozione Marine Le Pen. In prima fila c’era Philippe de Villiers, con il quale i rapporti non sono sempre stati perfetti, debitamente salutato anche da Marine Le Pen. Il mecenatismo di Jean-Marie Le Pen ha innescato il miracolo. Aleggiava questa mattina come un profumo di unione, lo spettro di un ultimo colpo politico, postumo, da parte del patriarca. Lo immaginavamo molto al di sopra di questa folla di attivisti che sanno quello che gli devono, respingendo affettuosamente gli elementi di questa famiglia dispersa, quella della destra patriottica. E con una vigorosa pacca sulle spalle, riunirli attorno a quello che è stato il filo conduttore della sua vita, l’amore per la Francia, della vita, del presente. Lo abbiamo immaginato mentre spazzava via le ferite con queste parole che usava volentieri con le sue figlie quando si lamentavano un po’: “ Potresti essere a piedi nudi nella neve durante la guerra. » È difficile credere che le divisioni possano rimanere le stesse prima e dopo. Realtà? Illusione? La risposta nelle prossime settimane.

Cristina M.

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