La partita tra Olympique Marsiglia e LOSC del 16es della finale della Coupe de France (1-1, 3-4 TAB) ha mantenuto tutte le sue promesse: gol, suspense, un pareggio negli ultimissimi minuti e una prestazione eroica del secondo portiere del nord Vito Mannone, che ha disgustato gli attaccanti avversari prima di respingere due tentativi durante i calci di rigore. Il fascino della Coupe de France, insomma. Ma la festa è stata rovinata da due uomini: Medhi Benatia e Olivier Létang.
La luce appartiene ai giocatori
Durante il pareggio olimpico nei secondi finali della partita, il presidente del LOSC sembrava essere il primo ad entrare in scena. Esasperato, https://twitter.com/Be_OM13/status/1879311710298792166 sul bellissimo gol di Luis Henrique. Un atteggiamento detestabile evidenziato nella conferenza stampa post partita da Roberto De Zerbi: « Mi spieghi perché il presidente del Lille (Olivier Letang) scende in campo a parlare con il quarto arbitro, per la seconda volta qui, perché lo ha fatto in L1? Potrebbe farlo il presidente della Repubblica, ma il presidente di un club? Il suo posto è in tribuna e se nessuno gli dice qualcosa glielo dico io ha detto l’allenatore dell’OM. In 30 anni di calcio non avevo mai visto un presidente di club scendere a parlare con i rappresentanti del corpo arbitrale. » In reazione a queste chiare osservazioni, l’ex presidente dello Stade Rennes è intervenuto: “La cosa non mi interessa, non gli ho parlato, non gli ho parlato, perché faccia il suo lavoro di allenatore. » Abbastanza sfacciato e ridicolo da parte di una persona che si accovaccia costantemente ai margini del campo, dove infiamma le menti delle persone più di ogni altra cosa, quando semplicemente non è il suo posto.
Ma il presidente del club del Nord, che stranamente non è stato sanzionato per questo gesto, non è l’unico a eccedere regolarmente nei suoi doveri. Già sospeso tre riunioni del comitato disciplinare della LFP lo scorso settembre per aver urlato nei corridoi del Parc OL durante l’intervallo per contestare l’espulsione anticipata di Leonardo Balerdi e per aver fatto commenti inappropriati sull’organo arbitrale, il direttore sportivo del club marsigliese ha dichiarato ancora una volta se ne è parlato, per le ragioni sbagliate. Preso nel mezzo di una rissa tra le due panchine dopo il pareggio del Marsiglia, l’ex difensore è stato espulso da Clément Turpin dopo uno scambio con il quarto arbitro. Una decisione che non passa per il principale interessato: « Segnamo, vado a vedere il 4e arbitro, dicendogli: «Ditegli comunque che c’era una penalità.” Separo il mio allenatore che si stava confondendo con il signor Létang. E il signor Turpin viene a darmi il cartellino rosso da 50 metri, il 4e l’arbitro mi dice: “Mi hai puntato il dito contro e mi hai minacciato.” […] Perché non mi è permesso parlare e difendere la mia squadra? » I due protagonisti non si mettono mai in discussione e si dicono che lì semplicemente non hanno niente da fare.
Non spetta a questi due leader prendere i riflettori durante una gara o a fine partita. I loro atteggiamenti, spesso aggressivi, alimentano costantemente le polemiche, ma mettono in secondo piano la cosa più importante: il campo. Gli attori, i giocatori, la performance di Vito Mannone e tutto il resto. La confusione tra Sylvain Armand e Frédéric Antonetti ai tempi del Lille-Metz, quando il tecnico corso parlò del famoso “BCBG”avrebbe dovuto essere il punto finale di queste scene diventate insopportabili. Le sanzioni forse non bastano più, bisognerebbe essere più fermi, perché le autorità sono molto più accomodanti quando si tratta dei tifosi. Questi ultimi non hanno bisogno di questi modelli, che alimentano le più strampalate teorie del complotto, e che devono imparare a restare al loro posto fino alla fine di una riunione: sugli spalti.
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