ANALIZZARE – Il presidente americano sceglierà di accontentarsi di una “pax russica”, che equivarrebbe ad una virtuale capitolazione dell’Ucraina e segnerebbe una schiacciante sconfitta per l’Occidente, o sceglierà un percorso più arduo di “pace attraverso la forza”?
Con l’avvicinarsi dell’insediamento di Donald Trump, la parola “pace” sta facendo un clamoroso ritorno nei media, nelle conversazioni politiche e diplomatiche. Tutti, anticipando le intenzioni ancora molto vaghe del nuovo presidente americano, sembrano fare a gara nella smania di dichiarare che è giunto il momento di sedersi al tavolo delle trattative per porre fine alla grande guerra che devasta l’Ucraina. E anche Emmanuel Macron, che si vede in prima linea nel campo della fermezza, ha dichiarato durante la Conferenza degli ambasciatori che gli ucraini devono prepararsi “ adottare posizioni realistiche »per dare una possibilità alla pace.
Ma cos’è il realismo e di quale pace stiamo parlando? Di ” la pace del campo di concentramento », che darebbe la vittoria psicologica e territoriale a Vladimir Putin privando l’Ucraina di garanzie di sicurezza credibili, che inevitabilmente fornirebbe la base per nuovi attacchi sul suolo ucraino…
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