(Parigi) Lo scrittore franco-algerino Kamel Daoud attacca il potere algerino, di cui critica l’autoritarismo, e la “stampa di sinistra”, che secondo lui lo fraintende, in un’intervista pubblicata giovedì dal quotidiano Il mondo.
Pubblicato ieri alle 9:47
Ai leader dell’Algeria, il romanziere, vincitore del prestigioso premio Goncourt 2024 per il suo romanzo Oreli accusa di mettere a tacere i loro oppositori attraverso l’intimidazione.
Ore non può essere pubblicato in Algeria, perché rientra nell’ambito di una legge che vieta qualsiasi lavoro sul decennio nero tra il 1992 e il 2002, che ha causato almeno 200.000 morti, secondo i dati ufficiali.
“Recentemente ho letto qualcosa di Albert Camus: “L’esilio è necessario per la verità”. Possiamo invertire la formula per l’Algeria: mentire è necessario per restare lì”, ha detto.
Cita l’esempio di uno scrittore senza nome che ha rinunciato ad aderire al movimento in sostegno di Boualem Sansal, un romanziere franco-algerino detenuto in Algeria da novembre per aver messo in pericolo la sicurezza dello Stato.
“Non posso giudicare gli altri, le loro scelte. Ricordo questo scrittore che voleva firmare la petizione e che mi richiamò dicendo: “Non posso, mia moglie parte per Algeri tra due ore”. Capisco”, ha spiegato Kamel Daoud.
“La dieta è dura. Firmi e paghi subito. C’è paura, quindi”, ha aggiunto.
Gli altri bersagli dello scrittore sono “in primis gli islamisti, che stanno privatizzando gli spazi culturali in Algeria, case editrici, librerie, scuole. Questi islamisti sono felicissimi di vedere uno scrittore in prigione”, secondo Daoud.
Infine c’è la “stampa di sinistra che non riesce a vederci al di là del ruolo che ci viene imposto, quello di coadiuvanti ideologici”.
“In altre parole, o parliamo a questa stampa secondo le sue stesse aspettative, neutralizzando le nostre convinzioni, oppure non abbiamo il diritto di parola”, spiega Kamel Daoud.
L’autore del romanzo Ore scrive una rubrica sul settimanale dal 2014 Il puntodove attacca la sinistra con la stessa regolarità degli islamisti, il che fa sì che lui a sua volta venga attaccato.
“Sono criticato per non essere il buon arabo, colui che è in permanente vittimismo e decolonialità”, ha lamentato al Mondo.