“Il figlio del diavolo è morto”, titolo Il mattino dell’Algeriariassumendo tutto il risentimento che persiste nel Paese nei confronti della figura di Jean-Marie Le Pen, morto martedì 7 gennaio. Il fondatore del Fronte Nazionale (FN) viene presentato nel suo ruolo di “torturatore” nella guerra d’Algeria, insiste il quotidiano Il Watanma anche per la sua influenza sulla vita politica postcoloniale. Stessa cosa per L’espressioneche lo raffigura in “guru dell’estrema destra francese”chi ha “dedicò la sua vita all’odio verso gli altri e più in particolare verso gli algerini, di cui si “divertiva” a strappare le carni in lunghe torture a Villa Susini, ad Algeri”.
“Marine ha mantenuto il suo odio per gli algerini”
Giovane deputato poujadista, Jean-Marie Le Pen lasciò la sua carica elettiva nel 1957 per arruolarsi in Algeria nel 1° Reggimento Paracadutisti Stranieri (1° REP) che aveva conosciuto in Indocina. Nel 1962, lui stesso lo riconobbe: “Non ho nulla da nascondere. Ho torturato perché dovevo. » Nel corso della sua carriera politica, il tribuno si sforzò di distruggere l’Algeria e di difendere il nemico marocchino. Che ha lasciato tracce.
Dal punto di vista algerino, l’originaria ostilità di Jean-Marie Le Pen trova una forte risonanza anche negli attuali rapporti tra Algeri e Parigi. Hanno guadagnato terreno i sostenitori della linea dura, dal ministro dell’Interno Bruno Retailleau, favorevole a denunciare l’accordo sull’immigrazione franco-algerino del 1968, all’ex ambasciatore ad Algeri Xavier Driencourt, consigliere dal 2024 dei leader del Raggruppamento Nazionale sulla politica internazionale.
Per il giornale L’espressionenon cambia nulla, “Marine ha mantenuto il suo odio per gli algerini”e questa linea ereditata dal padre avrebbe ora un buon posto nel campo presidenziale: “I commenti indegni di Macron dell’altro ieri sull’Algeria ne sono il sintomo. »
Esaltazione verbale
Algeri ha accolto molto male la dichiarazione del capo dello Stato, il 6 gennaio davanti agli ambasciatori, secondo la quale l’Algeria “entra in una storia che la disonora”, non liberando lo scrittore franco-algerino Boualem Sansal. L’autore di 2084. La fine del mondo è accusato di aver compromesso l’integrità del territorio, a causa di commenti fatti sul confine algerino-marocchino. Questa vicenda si verifica in un contesto in cui i rapporti tra i due paesi si sono notevolmente deteriorati da quest’estate, quando la Francia ha riconosciuto il patto “Sovranità marocchina” sul futuro del Sahara Occidentale.
Lo denuncia il ministero degli Esteri algerino “Un’ingerenza spudorata e inaccettabile in una questione interna algerina”. Anche l’intero spettro politico era indignato. Il principale partito islamico (MSP) si è così fatto beffe di a “arroganza legata ad una mentalità coloniale dannosa”, mentre il più antico partito di opposizione, il Fronte delle Forze Socialiste (FFS), si arrabbiava con parole che traducono “un disprezzo patologico e la persistente incapacità della Francia ufficiale di accettare il suo passato coloniale e di rompere con un atteggiamento paternalistico”. La morte di Jean-Marie Le Pen avrebbe potuto essere il simbolo di una svolta pagina. Arrivando a uno scontro di tensioni, si aggiunge alle lamentele che Francia e Algeria non possono superare.