Sarà anche morto, ma ha lasciato un profumo indelebile, disgustoso, è riuscito a imporre l’idea assurda del “bianco” in pericolo, quella del grande ricambio, quella della guerra di civiltà, insomma della brutalità finché non convince dei suoi meriti. Sarà anche morto, ma facendo del “bianco” la vittima universale di un mondo alla deriva, è morto instillando l’idea improbabile del “bianco” in pericolo, e tutti ci credono. Ecco la sua clamorosa eredità…
Sembra che si perda la caccia al “bianco”, che si dia la colpa al suo ceppo, alla sua croce, al suo cazzo e al suo alfabeto. Sembra che sia costretto a integrarsi nella norma LGBT, che subisca gli assalti di incessanti invasioni di migranti, che sia messo alle strette, cacciato, condannato agli insulti omosessuali, afro e maghrebini.
Tre fronti si sono aperti recentemente nel vasto progetto di sradicare la sua natura, il suo genere, il suo trono di esploratore ereditario dell’umanità. A sud “l’arabo”, più a sud “l’afro” e al suo interno, come cavallo di Troia, l’armata trans e femminista. Magro !
Eccolo vittima delle fatwa, che viene violato per il colore della sua pelle, nella sua essenza, nella sua religione e nel suo codice postale, sì, il “bianco” è vittima dell’ardore vendicativo di donne fuorviate. Sembra che un vasto piano di sradicamento venga fomentato dagli arabi, dagli africani e dalla donna, il diabolico triumvirato tempi moderni. È qui che i bianchi sono diventati le vittime espiatorie dei grandi sconvolgimenti del mondo.
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